Elezioni in Francia, Le Pen fa tremare Bruxelles: «Con lei all’Eliseo a rischio Recovery e sanzioni ai russi» A rischio il trattato del Quirinale

Elezioni in Francia, Le Pen fa tremare Bruxelles: «Con lei all Eliseo a rischio Recovery e sanzioni ai russi» A rischio il trattato del quirinale
Elezioni in Francia, Le Pen fa tremare Bruxelles: «Con lei all’Eliseo a rischio Recovery e sanzioni ai russi» A rischio il trattato del quirinale
di Gabriele Rosana da Bruxelles
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Domenica 10 Aprile 2022, 14:21 - Ultimo aggiornamento: 16:25

BRUXELLES Il possibile arrivo di Marine Le Pen all’Eliseo sarebbe un terremoto in piena regola per l’Europa. E avrebbe effetti deflagranti nel lungo termine su tutta l’Unione dei Ventisette. A differenza di cinque anni fa, la leader del Rassemblement National non parla più di “Frexit”, cioè di uscita della Francia dall’Ue sull’esempio britannico: ma a parte l’etichetta, il piano lepenista per smantellare i capisaldi delle politiche europee e portare indietro le lancette dell’integrazione Ue è rimasto lo stesso. Dallo stop alla libertà di movimento delle persone e delle merci al taglio di 5 miliardi di euro all’anno dei contributi francesi al bilancio dell’Ue - queste alcune delle proposte del programma -, la sua vittoria nelle urne fa tremare Bruxelles e le capitali, visto che arriva con l’Europa da un lato impegnata a fare fronte comune contro la Russia, e dall’altro è alle prese con l’incasso dei primi fondi del Recovery Plan e con il negoziato su un fondo-bis dedicato a energia e difesa.

Tutti dossier che sarebbero travolti dall’uragano Le Pen, dal cui passato riemergono vecchi finanziamenti russi e - come altri alleati dell’internazionale sovranista - pure simpatie per il Cremlino.

Oggi la posizione è più smussata, fatta di parole di condanna per la guerra e apertura alle sanzioni, «purché non impattino sul potere d’acquisto dei francesi». Un distinguo che finirebbe per imbarazzare Bruxelles: in tanti hanno infatti notato come gli eurodeputati del Rassemblement National abbiano disertato l’Aula di Strasburgo “en masse”, giovedì, per non votare la risoluzione con cui il Parlamento europeo ha chiesto l’embargo immediato delle forniture di gas, petrolio e carbone.


IL PRECEDENTE POLACCO


L’obiettivo di Le Pen è il ripristino di quella che lei stessa chiama «l’Europa delle nazioni», una sorta di cooperazione diluita fra Stati sovrani. Per farlo, è disposta a modificare la Costituzione e mettere nero su bianco il primato del diritto nazionale su quello europeo: un proclama controverso, in aperta violazione delle regole Ue, che ha un precedente destinato a indicare la rotta. La Polonia, infatti, la cui Corte costituzionale ha di recente pronunciato la supremazia della legge nazionale, è andata incontro a una procedura d’infrazione iniziata dalla Commissione che può portare a una multa. In qualche modo l’anteprima di quello che potrebbe succedere con Le Pen al potere a Parigi: un muro contro muro con Bruxelles costellato di ritorsioni e reazioni.

 

 
La candidata dell’ultradestra, insomma, continuerebbe a perseguire il disegno “Frexit”: di fatto, anche se non più di nome. Se da una parte non pianifica più l’uscita dall’euro o un referendum sull’appartenenza all’Unione europea, dall’altra il suo programma non lascia scampo e contiene ancora una lista dettagliata di misure che entrano in conflitto con le regole Ue, a cominciare dai Trattati. Vuole ad esempio limitare la possibilità per gli altri cittadini europei di andare a lavorare in Francia e accedere alla sicurezza sociale, ma pure rivedere il funzionamento dello spazio Schengen che regola la libertà di movimento delle persone, ripristinando i controlli alla frontiera, e istituire di nuovo le ispezioni doganali per le merci che transitano tra i Paesi Ue. Un colpo al cuore ai principi del mercato interno.


GERMANIA E ITALIA
C’è poi il tema del protagonismo continentale consolidato durante il mandato di Emmanuel Macron: non solo il rilancio del partenariato stretto con la Germania, ma anche la firma del Trattato del Quirinale con l’Italia. L’avvento dirompente di Le Pen metterebbe in discussione le relazioni privilegiate con i due altri big dell’Ue e rischierebbe di avviare Parigi verso un isolamento politico. Sul fronte delle alleanze, tuttavia, non troverebbe difficoltà a fare rete con un’altra spina nel fianco per Bruxelles, l’appena rieletto premier ungherese Viktor Orbán.

Ironia della sorte e del calendario, oltretutto, fino al 30 giugno la Francia detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, l’organo che rappresenta tutti gli Stati membri. In questa veste, il 9 maggio - giorno della Festa dell’Europa - sarà chiamata a “officiare”, nell’emiciclo di Strasburgo, la chiusura della Conferenza sul futuro dell’Europa, il canale di democrazia partecipativa aperto un anno fa per raccogliere dai cittadini gli input sulla riforma dell’Unione. Per molto tempo nei palazzi di Bruxelles se n’è parlato come del sigillo europeo sulla seconda vittoria di Macron. Adesso qualcuno teme possa diventare l’atto fondativo, e non certo pro-Ue, della presidenza Le Pen.

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