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«Quello che fino a ieri era un processo di routine (sono stati 150 i trapianti effettuati a Bergamo nel 2019), oggi - commenta in una nota il Centro nazionale Trapianti - ha quasi dell'eccezionale: per l'enorme pressione alla quale è sottoposto il personale del Papa Giovanni XXIII, ma anche quello dell'intera rete trapiantologica nazionale, che sta facendo i conti con il sovraccarico delle rianimazioni e con le forti limitazioni della circolazione».
L'intervento è durato sette ore e mezza: c'è stata una buona ripresa della funzione polmonare e ora il paziente è in condizioni critiche ma stabili e in progressivo miglioramento, supportato dall'ossigenazione extracorporea Ecmo. «Questo non è solo un trapianto, è uno straordinario messaggio di speranza per tutti i nostri pazienti in lista d'attesa che oggi si sentono minacciati più degli altri dal coronavirus: la Rete trapianti non si ferma, è unita e solidale dal Nord al Sud del Paese e sta facendo il massimo per garantire l'attività di trapianto anche nelle zone più duramente colpite dall'epidemia», sottolinea il direttore del Centro nazionale trapianti Massimo Cardillo. «Ma è anche l'ennesima dimostrazione delle grandi capacità - conclude - del nostro Servizio sanitario nazionale, ora messo alla prova dall'emergenza».
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