Ucraina, diretta. Mosca, il ricatto sui civili: prima la resa degli Azov. Israele: Putin si è scusato per frasi Lavrov su ebrei

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Ucraina diretta
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Giovedì 5 Maggio 2022, 06:29 - Ultimo aggiornamento: 6 Maggio, 06:57

Alla sera sui profili di Twitter e di Telegram del battaglione Azov viene diffuso un video che mostra dall’alto l’area dell’acciaieria Azovstal di Mariupol. Colonne di fumo, fuoco, bombardamenti: c’è tutta la furia dei russi che tentano ad ogni costo di stanare i duemila soldati ucraini che ancora resistono. Disatteso il “cessate il fuoco”. Poche ore prima Petro Andriushenko, consigliere del sindaco, aveva usato questa formula enfatica, ma quanto mai realistica, ripresa dalla Cnn: «Se c’è un inferno nel mondo è all’Azovstal. Gli ultimi 11 chilometri quadrati di libertà a Mariupol sono stati trasformati in un inferno». Prigionieri nei sotterranei ci sono anche donne e bambini, ma ieri Putin, parlando al telefono con il premier israeliano Bennett, ha confezionato un ricatto spietato: «La Russia è pronta a garantire un’uscita sicura dei civili dall’acciaieria Azovstal di Mariupol, ma i militari nello stabilimento devono arrendersi».

Secondo Zelensky comunque altri 344 sono stati evacuati da Mariupol. L’Onu ieri sera ha annunciato che sta partendo la terza fase delle operazione per salvare i civili. Il medico del battaglione Azov ha lanciato un appello al presidente turco Erdogan perché faccia da mediatore per evacuare anche i militari: «I feriti stanno morendo per mancanza di medicinali, muoiono tra le mie braccia». Certo, gli ucraini rivendicano anche una serie di risultati in altre aree del Paese: sostengono di avere ripreso il controllo di alcuni villaggi vicino a Kherson e di avere avviato operazioni di controffensiva nelle aree di Kharkiv e Izium (a Est). Kiev ha fatto sapere: per giugno potremo partire cona una controffensiva su larga scala «perché arriveranno le prime armi che possono fermare il nemico». Ieri il New York Times ha rivelato: l’esercito ucraino è riuscito ad uccidere così tanti generali russi grazie alle informazioni passate dall’intelligence americana.

La Casa Bianca ha commentato: «L’articolo del New York Times è irresponsabile. Gli Stati Uniti forniscono intelligence sul campo per aiutare gli ucraini a difendere il loro Paese, non forniamo intelligence con l’intento di uccide generali russi».

 

TELEGRAM

Un giorno i libri di storia parleranno della battaglia delle acciaieria, una storia senza precedenti, con duemila soldati ucraini assediati da settimane nei sotterranei di una acciaieria dove sono bloccati ancora anche civili, almeno 200-300, con cibo e acqua che scarseggiano. Fuori c’è una città ormai distrutta e controllata dall’esercito russo, che però non riesce a conquistare quell’ultimo nucleo sotto terra. E i soldati ucraini allo stremo - soprattutto quelli del battaglione Azov, formazione di estrema destra, a cui si erano uniti anche alcuni Marines che non hanno voluto arrendersi - comunicano con l’esterno, con tutto il mondo esterno, grazie ai social, ai messaggi rilanciati su Telegram e Twitter. Documentano quelle che forse saranno le loro ultime ore. «Per il secondo giorno consecutivo, l’esercito russo ha fatto irruzione nello stabilimento. Ci sono battaglie pesanti e sanguinose - dice il comandante del reggimento Azov, Denis Prokopenko, 30 anni, un passato negli ultrà della Dinamo Kiev - Ringrazio il mondo intero per l’enorme sostegno della guarnigione di Mariupol. I nostri soldati se lo meritano. Nonostante tutto, continuiamo a eseguire l’ordine: mantenere la difesa».

Le minacce di Putin mettono in allarme la reatina Emec che ha una sede a Mosca

Queste parole risalgono alla notte tra mercoledì e giovedì. I russi dentro le acciaierie per l’ultimo assalto hanno mandato soprattutto militari delle feroci unità cecene e soldati della Repubblica autoproclamata del Donetsk. Ieri sera è comparso un altro video messaggio, in cui il protagonista è il vice comandante dell’Azov, Sviatoslav Palamar, che lancia un appello: «Lasciate uscire i civili. Lasciate uscire i soldati feriti in agonia che stanno morendo». Si legge nel profilo dell’Azov: «L’assalto all’Azovstal continua. I militari tengono le difese dell’impianto sotto un fuoco pesante. Il nemico usa aerei, artiglieria e fanteria». Ma perché l’esercito russo, da tre giorni, sta intensificando in modo così determinato le azioni contro i disperati di Mariupol? Eppure, Putin aveva detto che non ci sarebbe stato un attacco via terra, che non ne valeva la pena. Questa guerra ci ha abituati a rilevare una differenza consistente tra quanto le autorità di Mosca dichiarano e quanto realmente fanno. La spiegazione che tutti gli osservatori danno a questa accelerazione è legata alla solita data del 9 maggio. Per quel giorno - in cui si celebra la vittoria dell’Urss sul Nazismo nel 1945 - è urgente consegnare a Putin un risultato, come il controllo completo di Mariupol. Non a caso, sono state annullate le parate del 9 maggio nelle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk.

MINACCIA DI SBARCO

In una città che unisce il Donbass al Sud dell’Ucraina e alla Crimea, dando continuità alle aree controllate dai russi, i sotterranei di Mariupol sono anche un simbolo per il quale si sta perpetuando una tragedia. Ma la Russia continua i suoi attacchi in altre aree dell’Ucraina, a partire da Odessa e Mykolaiv. Il copione è collaudato, quasi prevedibile: ogni sera in quasi tutto il Paese risuonano le sirene degli allarmi anti aerei. Ed è successo anche ieri. L’Ukraina Pravda ha rilanciato una notizia: «Nella parte nord-occidentale del Mar Nero c’è una minaccia di sbarchi nemici, i russi stanno conducendo azioni con droni da ricognizione e attacchi». Il comando operativo del Sud Ucraina ha chiesto alla popolazione di non avvicinarsi alle spiagge. Il lancio di missili da crociera avviene soprattutto dalle navi russe sul Mar Nero, ma anche i bombardamenti aerei stanno prendendo di mira, come strategia quotidiana, impianti ferroviari, elettrici, depositi di carburante: l’obiettivo è paralizzare l’invio di materiale bellico da Occidente. Un incendio ha distrutto un deposito petrolifero a Makiivka, nella regione ucraina di Donetsk. Le autorità della zona, filo russe, hanno accusato gli ucraini. A Ivano-Frankivsk, nell’Ovest dell’Ucraina, il sindaco ha lanciato un appello ai cittadini: se potete, lasciate la città, perché in vista del 9 maggio ci aspettiamo violenti attacchi missilistici dei russi.

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