Ucraina, l'aiuto segreto della Bulgaria: così Sofia ha salvato Kiev (di nascosto dalla Russia)

Ucraina, l'aiuto segreto della Bulgaria: così Sofia ha salvato Kiev (di nascosto dalla Russia)
Ucraina, l'aiuto segreto della Bulgaria: così Sofia ha salvato Kiev (di nascosto dalla Russia)
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Mercoledì 18 Gennaio 2023, 17:26

Sebbene la Bulgaria e l’Ungheria siano gli unici Paesi della Nato e della Ue che si rifiutano ufficialmente di inviare aiuti militari all’Ucraina, Sofia si è rivelata uno dei maggiori fornitori di armi al Paese devastato dall’occupazione russa. Secondo le stime degli esperti, dall’inizio della guerra a ottobre scorso la Bulgaria ha fornito - tramite intermediari - almeno un miliardo di euro di armi e munizioni all’Ucraina.

 

Dissidi interni

L’intervento di Sofia è stato determinante soprattutto la scorsa primavera, quando l’esercito di Kiev stava esaurendo carburante e munizioni: ha inviato le forniture e salvato l’Ucraina, mantenendo tuttavia segreta l’operazione per non irritare il fronte politico filo-moscovita. La Bulgaria, infatti, è dominata da una grande instabilità politica. Il presidente bulgaro Rumen Radev, dopo due tentativi falliti, ha conferito ieri un nuovo mandato per formare il governo al Partito socialista (Bsp). Si tratta del terzo e ultimo tentativo dopo le elezioni anticipate del 2 ottobre scorso, un mandato che, secondo la Costituzione, il capo dello stato conferisce a una forza politica a sua scelta.

Nei mesi scorsi sono andati a vuoto i tentativi di formare un governo da parte sia del partito conservatore Gerb, vincitore delle elezioni, sia della formazione liberale Continuiamo il cambiamento (Pp), seconda forza politica del Paese. Se fallirà anche il terzo tentativo si andrà a nuove elezioni anticipate. Nell’attuale parlamento ci sono tre forze che si oppongono all’invio di armi all’Ucraina: il Partito socialista bulgaro (Bsp), il partito apertamente filorusso Vazrazhdane e, in misura minore, il partito Bulgarian Rise dell’ex primo ministro ad interim Stefan Yanev. Quest’ultimo ha recentemente accettato di inviare vecchi armamenti sovietici a condizione che il Paese riceva in cambio armi moderne della Nato. La questione però, per i politici, è particolarmente scivolosa: i sondaggi mostrano che quasi il 30% dei bulgari sostiene direttamente la Russia nel conflitto e la metà ha forti sentimenti filorussi. Inoltre circa il 70% della popolazione ritiene che l’invio di armi rappresenti un ingresso diretto della Bulgaria nel conflitto.

Con la Nato e la Ue

Naturale quindi che, nel corso dell’invasione, Sofia si sia preoccupata di sottolineare che non sta armando l’Ucraina. Ma un’inchiesta del quotidiano tedesco Welt rivela che si tratta di una cortina fumogena: con interviste esclusive al ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, all’ex primo ministro bulgaro Kiril Petkov e al suo ministro delle finanze, Assen Vassilev, Welt ha ricostruito il piano grazie al quale la Bulgaria si è aperta una breccia e con l’aiuto di intermediari ha mandato a Kiev forniture vitali di armi, munizioni e carburante in un momento critico dei combattimenti lo scorso anno.

Fondamentale è stato il ruolo di Kiril Petkov, il primo ministro bulgaro allo scoppio della guerra con il suo partito anti-corruzione. Petkov ha assunto una insolita e marcata posizione favorevole alla Ue e alla Nato da quando la Russia ha invaso l’Ucraina: la Bulgaria è sempre stato un Paese tradizionalmente amico della Russia, tuttavia l’ex premier ha licenziato il suo ministro della Difesa per essersi rifiutato di chiamare «guerra» l’invasione russa, appiattendosi sulla versione del Cremlino di «operazione militare speciale».

In pubblico però ha sempre ridimensionato qualsiasi ipotesi secondo la quale la Bulgaria, nonostante le considerevoli riserve di armi dell’era sovietica, si sarebbe fatta avanti e avrebbe armato l’Ucraina. Per questo Sofia è sempre stata associata all’Ungheria di Viktor Orbán, troppo politicamente in pegno con Mosca per sostenere Kiev. Ma Petkov e Vassilev, ora politici dell’opposizione che cercano un percorso per tornare al potere nelle prossime elezioni, hanno rotto il silenzio sulla reale portata del ruolo della Bulgaria la scorsa primavera. I rifornimenti all’Ucraina, hanno rivelato a Welt, sono stati inviati tramite società intermediarie in Bulgaria e all’estero che hanno aperto rotte via aria e terra attraverso Romania, Ungheria e Polonia. «Stimiamo che circa un terzo delle munizioni necessarie all’esercito ucraino nella prima fase della guerra provenissero dalla Bulgaria», ha detto Petkov a Welt.

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