Tumore al pene, «500 nuovi casi in Italia»
Chi è più a rischio e come prevenirlo

Tumore al pene, «500 nuovi casi in Italia»: ecco chi è più a rischio e come prevenirlo
Tumore al pene, «500 nuovi casi in Italia»: ecco chi è più a rischio e come prevenirlo
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Venerdì 8 Giugno 2018, 14:27 - Ultimo aggiornamento: 15:23
Non è certo una malattia molto diffusa: il tumore al pene colpisce infatti solo un uomo su centomila. Ma le diagnosi sono spesso tardive, per colpa di una scarsa cultura alla prevenzione e soprattutto al pudore. Nel solo 2017 sono stati 500 i nuovi casi, frequenti negli over 50 e nella fascia di età superiore a 75 anni. Tre pazienti su quattro, a cinque anni dalla diagnosi sono ancora vivi.

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Per limitare i pericoli, bisogna principalmente curare la pulizia: non è un caso se nei popoli che praticano la circoncisione, il rischio di tumori al pene sia molto basso. ‘Colpa’ del prepuzio, sotto il quale solco è facile si formino secrezioni. Inoltre è consigliato controllare i testicoli con quella che si può definire “autopalpazione”, per cogliere eventuali differenze nella forma o consistenza che potrebbero essere un segnale precoce di malattia.

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Altra norma consigliata è vaccinarsi - questo vale per gli adolescenti preferibilmente a 12 anni - contro l’HPV, il papilloma virus, principale responsabile del tumore all’utero nelle donne ma anche di altri tipi di tumore, ad esempio della bocca, dell’ano e proprio del pene. Il papilloma virus, che si trasmette con i rapporti sessuali, causa anche verruche e può ostacolare la fertilità. Ovviamente altra norma da seguire è il sesso sicuro: usare il preservativo previene proprio la trasmissione di eventuali malattie veneree, tra i quali proprio l’HPV. E infine, evitare il fumo.

È importante controllarsi spesso per non incappare in diagnosi tardive: se infatti il tumore viene scoperto in tempo, si può intervenire con chemioterapia e laser, ma nei casi più gravi si deve procedere all’asportazione dell’organo, misura da evitare a tutti i costi anche per il disagio psicologico che può portare nel paziente.
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