E rimane, sullo sfondo, la terribile consapevolezza che gesti tanto orribili, consumati su una inerme bimba di due anni, sua figlia, tra le quattro mura di una casa della pedemontana trevigiana, appartengono a una persona all'apparenza normale. Con una sua attività commerciale, con contatti frequentissimi con la clientela cui distribuiva opinioni e battute su come va il mondo. L'insospettabile vicino di casa, l'uomo che mai crederesti capace di una cosa del genere, in realtà consumava ore, giorni, settimane e mesi a confezionare i video che poi vendeva ai siti web dall'altra parte del globo. L'ordinanza di custodia cautelare parla chiaro: avrebbe abusato della figlia per almeno 18 mesi. E se non avesse commesso l'errore di riprendersi, veicolando i propri lineamenti nel mondo del dark web, sarebbe stato probabilmente impossibile, o comunque molto più difficile, per la polizia australiana raccogliere le informazioni che hanno permesso alla distrettuale di andare a colpo sicuro, arrestandolo, anche perché raramente i server provider collaborano con segnalazioni e ricerche.
IL BLITZ Le indagini però, sono solo all'inizio. L'intensa attività pedopornografica dell'artigiano avrebbe già portato al sequestro del telefonino, del computer e di tutti gli altri dispositivi di ripresa e catalogazione del materiale, indispensabili sia per stabilire la quantità e qualità dei video prodotti sia per intercettare la loro eventuale destinazione. Ma soprattutto potranno fornire utili elementi agli investigatori, impegnati a scoprire se l'artigiano era connesso solo al losco mondo della pedofilia nel continente australe o aveva seguiti e seguaci anche in Italia o perfino nella zona di residenza. LE REAZIONI Chi lo conosce, oggi, cade dalle nuvole. E non è soltanto un modo di dire. Troppo lontana l'apparenza di perbenismo di una persona nota a tutti e l'orrida figura di seviziatore della figlia. Il caso ha sollevato anche uno strascico polemico di cui nelle scorse ore si è fatto portavoce il sindaco: «Nè io, nè i nostri servizi sociali sono mai stati informati. Penso, nel rispetto dei ruoli, che quando ci sono casi di questa gravità, sarebbe opportuno un confronto perchè devono metterci nelle condizioni di intervenire e fare qualcosa». Nel frattempo la bimba è stata affidata a una struttura protetta. Nonostante non abbia ancora raggiunto l'età per entrare all'asilo, è probabile che i segni psicologici dell'abuso si siano già manifestati. Il calvario è stato interminabile, quasi un anno e mezzo. Rimuoverlo sarà l'altra sfida. Roberto Ortolan