Riina jr da Vespa, bufera su Porta a Porta.
"Nessuna presa di distanza dal padre Totò"

Vespa e il figlio di Riina
Vespa e il figlio di Riina
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Mercoledì 6 Aprile 2016, 16:51 - Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 15:56

ROMA - Salvo Riina, figlio di Totò Riina, parla per la prima volta in televisione: e l'intervista a Padova di Bruno Vespa, che sarà trasmessa questa sera alle 23.15 a Porta a Porta su Raiuno, ha già provocato diverse reazioni, con le associazioni delle vittime della mafia, la Commissione parlamentare di Vigilanza e la Commissione Antimafia già sul piede di guerra. Bufera dunque sul servizio pubblico Rai, dopo che già lo scorso anno Vespa finì nell'occhio del ciclone per l'intervista ad alcuni membri della famiglia Casamonica.
 



Riina - annuncia la scaletta del programma - ricorda i sedici anni accanto al padre latitante, l'immagine di Totò Riina dinanzi al televisore che trasmetteva le stragi di Capaci e via D'Amelio, i silenzi in una famiglia che sapeva e non parlava. Salvo Riina si rifiuta di rispondere alle domande di Vespa su Falcone e Borsellino. Nessuna presa di distanza dai molti delitti del padre, nonostante i ripetuti inviti del giornalista. L'intervista sarà commentata in studio da Antonio Emanuele Schifani, figlio di uno degli agenti della scorta di Falcone, da Giuseppe Enrico Di Trapani del Comitato 'Addiopizzò, da Luigi Li Gotti, difensore di Buscetta e di Brusca e dal giornalista Felice Cavallaro. Nella mezz'ora di anteprima, faccia a faccia di Bruno Vespa con Pierluigi Bersani. 

VESPA CONFERMA: ANDRA' IN ONDA «Confermo che andrà in onda». Lo dice Bruno Vespa, rispondendo ad una domanda dell'ANSA sulla messa in onda dell'intervista al figlio di Totò Riina. Una visione per la stampa dell'intervista registrata è in programma nel pomeriggio. 

IRA DELL'USIGRAI: "LA RAI SALOTTO DEI CRIMINALI" «Dopo i Casamonica, stasera a Porta a Porta la famiglia Riina. La Rai Servizio Pubblico non può diventare il salotto di famiglie criminali. Chi strumentalmente vuole invocare presunte volontà censorie, ci dica perché non si dedica almeno lo stesso spazio alle giornaliste e ai giornalisti minacciati, o addirittura sotto scorta, a causa proprio di quelle famiglie». Lo affermano in una nota il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e il segretario dell'Usigrai, Vittorio Di Trapani, a proposito della puntata di questa sera che ospiterà Salvo Riina, figlio di Totò Riinia. «Piuttosto che al libro del figlio di Riina - proseguono - noi avremmo preferito una puntata dedicata a 'Io non tacciò, scritto da 8 colleghe e colleghi minacciati. I vertici Rai intervengano. Altrimenti il loro silenzio sarà colpevole condivisione, come quella sullo spazio affidato a Luigi Bisignani in prima serata su Rai2».

BINDI: DA VESPA NEGAZIONISMO DELLA MAFIA «Mi auguro che in Rai ci sia un ripensamento. Ma se questa sera andrà in onda l'intervista al figlio di Totò Riina, avremo la conferma che 'Porta a Portà si presta ad essere il salotto del negazionismo della mafia e chiederò all'Ufficio di Presidenza di convocare in Commissione la Presidente e il Direttore generale della Rai». Così la presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, sull'annunciata intervista di «Porta a porta» al figlio di Totò Riina.

Già nei mesi scorsi «Porta a Porta» era stata al centro delle polemiche per una puntata in cui erano stati ospitati Vera e Vittorino Casamonica, figlia e nipote di Vittorio Casamonica, i cui funerali show il 20 agosto, a Roma, avevano provocato molte critiche. Dopo quella puntata era stato convocato per una audizione in Commissione Antimafia prima il direttore di Rai Uno Giancarlo Leone. Le reazioni avevano spinto la rete a garantire uno spazio «risarcitorio» in una successiva puntata, aperta con l'intervista all'allora assessore alla Legalità del Comune di Roma, Alfonso Sabella.

ASS. GEORGOFILI: COSTRETTI SUBIRE GRAVE OFFESA «Possibile che siamo costretti a subire una offesa così grave, senza poter far nulla? Ma che Paese è quello che consente a conduttori televisivi di emittenti di Stato di insultare le vittime di 'Cosa nostrà per mere ragioni che ci rifiutiamo di prendere in considerazione?». È quanto chiede Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, che in una nota critica Bruno Vespa e la Rai per la partecipazione del figlio di Salvatore Riina a 'Porta a Portà. Salvo Riina è stato invitato per presentare il libro scritto sulle «azioni buone che 'Totò U Curtò ha fatto per la sua famiglia, ovvero la vita familiare dell'uomo di 'Cosa nostrà - aggiunge Maggiani Chelli - che in questo Paese ha fatto eseguire sette stragi terroristiche eversive in meno di un anno».

«Sette stragi terroristiche eversive ben spiegate in fiumi di verbali processuali e anche in un libro intitolato 'Storia d'Italia in sette stragì, documenti che nessun conduttore della Rai di Stato si è mai fatto venire in mente di proporre agli italiani in una trasmissione seguita da milioni di cittadini», prosegue la presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime dei Georgofili. «Insomma il figlio del macellaio di Via dei Georgofili, la strage del 27 maggio 1993, sarebbe sulla Tv di Stato a sponsorizzare un suo libro - conclude - e un conduttore che va per la maggiore stipendiato anche con soldi pubblici, contribuirebbe alle vendite del testo». 

M5S: INSULTO ALLA MEMORIA DELLE VITTIME «La presenza del figlio di Totò Riina nel programma Porta a Porta di Bruno Vespa per promuovere il suo libro è un'offesa a tutti i cittadini onesti. Un vero e proprio insulto alla memoria dei servitori dello Stato, delle vittime innocenti, dei magistrati ammazzati per mano mafiosa. La RAI è servizio pubblico e non può permettere questo scempio. Di mafia si muore ogni giorno e non abbiamo bisogno del figlio di Riina in TV, non possiamo che constatare con amarezza che è questo il clima culturale e di lotta alle mafie che abbiamo raggiunto in questo momento in Italia, un livello basso e squallido». Lo affermano i componenti M5S della Commissione parlamentare Antimafia, sulla prevista intervista, questa sera a Porta a Porta, del figlio di Riina.

MARIA FALCONE "COSTERNATA" Si dice «costernata» per la decisione di intervistare il figlio di TotòRiina, Salvo Riina, che stasera presenterà il suo libro nel corso della trasmissione televisiva «Porta a Porta», una scelta «indegna» per la Rai «che dovrebbe fare servizio pubblico». Anche Maria Falcone, sorella del giudice trucidato nella strage di Capaci insieme alle moglie Francesca Morvillo e a tre agenti della scorta, interviene sulle polemiche suscitate dalla partecipazione di Riina jr al programma condotto da Bruno Vespa. La sorella del giudice sottolinea che Totò Riina «è il carnefice di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino» e che anche il figlio «è stato condannato per associazione mafiosa». «Da 24 anni - conclude la professoressa Falcone - mi impegno per portare ai ragazzi di tutta Italia i valori di legalità e giustizia per i quali mio fratello ha affrontato l'estremo sacrificio ed è indegna questa presenza in una emittente che dovrebbe fare servizio pubblico». 

LA PROTESTA DEI SENATORI Con una lettera al presidente della Commissione di vigilanza Rai Roberto Fico e per conoscenza alla presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, sette senatori - Lucrezia Ricchiuti, Donatella Albano, Maria Cecilia Guerra, Maurizio Migliavacca, Gianluca Rossi, Vincenzo Cuomo e Laura Puppato - intervengono sulla prevista partecipazione del figlio di Salvatore Riina a «Porta a Porta» di questa sera e chiedono di «convocare al più presto una seduta della Commissione di vigilanza da Lei presieduta per veri?care presupposti e misura di sanzioni sulla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo per questi episodi che oggettivamente rischiano di far sembrare la televisione pubblica il salotto in cui le associazioni criminali sono di casa». «Il ?ne di cronaca di intervistare il figlio di Riina, che mai si è dissociato dai crimini del padre, è nullo. Si tratta solo di un momento di indebita pubblicità a una famiglia che in nessun modo contribuisce all'elevazione civica e culturale del Paese», scrivono i senatori.

Nella missiva i senatori scrivono di aver appreso che stasera la trasmissione Porta a Porta condotta da Bruno Vespa ospiterà il ?glio di Totò Riina, «capo riconosciuto del clan ma?oso dei Corleonesi, condannato a diversi ergastoli e recluso al regime di cui all'art. 41-bis dell'ordinamento penitenziario. Si tratta dello stesso Totò Riina che - responsabile dell'omicidio di Falcone - nell'ora di socialità con un tale Lorusso lo scorso ottobre 2014 ha inviato all'esterno il messaggio di far uccidere Nino Di Matteo».

«Nel contratto di servizio tra il Ministero dello Sviluppo economico e la RAI non v'è alcun passaggio che consente di strumentalizzare i concetti di pluralismo informativo e di ampiezza culturale dell'offerta radiotelevisiva per dare voce alle famiglie d'appartenenza dei ma?osi già condannati per orrendi delitti e notoriamente pericolosi per tutta la collettività nazionale». «Bruno Vespa - rimarcano i senatori - si è già reso responsabile di un'esecrabile trasmissione lo scorso agosto 2015, allorché invitò in studio esponenti della famiglia ma?osa dei Casamonica di Roma e i loro avvocati.
E già in quell'occasione la RAI fu destinataria di precise e circostanziate censure in diversi sedi, compresa la Commissione d'inchiesta sulle ma?e».

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