Avvelenò il marito con il cianuro perché voleva cambiare vita: condannata a 30 anni

Termini Imerese, avvelena il marito con il cianuro perché vuole cambiare vita: condannata a 30 anni
Termini Imerese, avvelena il marito con il cianuro perché vuole cambiare vita: condannata a 30 anni
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Mercoledì 23 Febbraio 2022, 14:55

Avvelenò il marito con il cianuro: è stata condannata a trent'anni di carcere Loredana Graziano, 36 anni. Ma la donna resterà ai domiciliari perchè ha una figlia di pochi mesi. La sentenza è stata emessa stamane dal Gup del Tribunale di Termini Imerese Valeria Gioeli nei confronti di Loredana Graziano, 36 anni, accusata di avere assassinato il marito Sebastiano Rosella Musico, un pizzaiolo 40 anni. Il processo si è svolto con il rito abbreviato. L'omicidio risale al gennaio del 2019. La donna, che si è sempre professata innocente, secondo l'accusa avrebbe ucciso il marito somministrandogli cibi contenenti dosi di cianuro e di un anticoagulante, il Coumadin.

Il movente

Inizialmente si era ipotizzato che il pizzaiolo fosse morto per un infarto.

Le indagini dei carabinieri, coordinate dal Procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio, e l'autopsia eseguita sul corpo dell'uomo accertarono invece che era stato avvelenato. A dare una svolta alle indagini anche le dichiarazioni dell'ex amante della donna, che l'aveva accusata di avergli confidato di aver avvelenato il marito. A spingerla sarebbe stata la voglia di cambiare vita, in quanto quella con il marito sarebbe stata troppo monotona. e il desiderio di maternità, come emergeva anche da numerose intercettazioni. La donna, che frattanto ha avuto una figlia che ha pochi mesi, per questo motivo ha ottenuto dal giudice i domiciliari. Loredana Graziano è stata inoltre interdetta in perpetuo dai pubblici uffici e sospesa dall'esercizio della responsabilità genitoriale per tutta la durata della pena. L'imputata è stata condannata anche al pagamento di una provvisionale esecutiva di 140 mila euro a favore dei familiari della vittima che si sono costituiti in giudizio assistiti dagli avvocati Salvatore Sansone e Salvatore Di Lisi. Il risarcimento sarà stabilito con un nuovo processo in sede civile.

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