Studentessa universitaria molestata dal prof.
Telecamera nascosta in aula

Studentessa universitaria denuncia: «Molestata in continuazione dal prof». Il video che testimonia le accuse
Studentessa universitaria denuncia: «Molestata in continuazione dal prof». Il video che testimonia le accuse
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Giovedì 3 Maggio 2018, 12:22 - Ultimo aggiornamento: 13:09

Sono accuse precise, dettagliate e circostanziate quelle presentate da una studentessa universitaria ventenne nei confronti di un suo professore, direttore di un corso di laurea in scienze naturali. La giovane, che ha denunciato alla polizia di essere stata ripetutamente oggetto di molestie sessuali da parte dell'uomo, è anche riuscita a registrare un video che sembra suffragare ogni accusa. È accaduto in Colombia: le continue molestie si sarebbero svolte, in gran parte, nell'ufficio del docente, che insegna presso la Universidad Nacional.

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La ragazza aveva anche pensato di lasciare l'università ma si è decisa a denunciare tutto solo dopo aver appreso che Freddy Monroy, il professore che l'aveva molestata, era finita anche un'altra studentessa. Nella denuncia all'autorità giudiziaria, diffusa anche dal portale web di W Radio Colombia, la giovane Lizeth S. ha ricostruito tutte le tappe che hanno portato a svelare la vera natura di quel professore così gentile e disponibile ancora prima della stessa iscrizione all'università, avvenuta nell'estate del 2016. Dopo aver iniziato il corso diretto da Monroy, nel secondo semestre di due anni fa, i rapporti tra professore e allieva si fanno sempre più stretti, con il docente attento al piano di studi della ragazza ma già pronto a fare le prime avances: «Sei bellissima, io voglio aiutarti perché sei diversa dalle altre». In quelle occasioni, si legge nella denuncia, la ragazza ha cercato di divagare di fronte a quei complimenti e di focalizzarsi sulle attività accademiche.

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Lizeth, che aveva raccontato al suo professore di essere stata maltrattata dal fidanzato, inizialmente aveva ricevuto un sostegno totale, col docente che le diceva: «Dovresti lasciarlo, non devi permettere a nessuno di usare violenza su di te». Quella vicinanza e quel sostegno, però, alla fine lasciarono il passo alle prime molestie, con il professore che tentava di baciare l'allieva e, in un'occasione, le toccò i glutei e il seno. Nella denuncia si legge: «Quei comportamenti iniziavano a farmi paura, anche se lui diceva che non voleva farmi niente». Nell'estate del 2017 la ragazza pensa anche a lasciare l'università, nonostante i tanti sacrifici, anche economici, poi opta per un anno sabbatico: «Ne avevo parlato con mia sorella, lei mi disse che non dovevo abbandonare gli studi, ma era più difficile spiegare la vicenda a mia madre, sapevo che sarebbe rimasta molto delusa perché voleva a tutti i costi che mi laureassi». Alla fine, Lizeth decise semplicemente di cambiare il relatore della tesi, spiegando a Monroy che si trattava di una scelta dettata da motivi personali ed economici. Il docente, nel febbraio scorso, aveva quindi convocato due volte la ragazza, ma questa si era presentata solo nella seconda occasione: «Fu un gran sollievo vedere che l'aula in cui si trovava era piena di altri studenti, ma poi mi fece andare nel suo ufficio e, dopo aver tentato più volte di baciarmi, ha iniziato a mettermi le mani addosso». Le accuse, in questo caso, sono confortate da un video registrato di nascosto dalla studentessa: «Dopo aver saputo che anche un'altra ragazza era stata molestata, ho deciso di tentare il tutto per tutto: dovevo avere una prova, altrimenti nessuno mi avrebbe creduto».

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Dopo la denuncia, presentata nel mese di aprile, e la sua diffusione sui principali media colombiani, l'università ha annunciato di aver sospeso il docente e di aver avviato anche un'indagine interna. L'ultimo atto del rettore Ignacio Mantilla, sostituito proprio ieri dalla sua successora, la professoressa Dolly Montoya. Una donna alla guida dell'ateneo potrebbe rappresentare una nuova speranza per tante ragazze costrette a subire molestie sessuali ma non capaci di denunciare per paura di non essere credute o, peggio, di essere colpevolizzate.
 


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