Morta Stefanina Malu: "nonna galera"
Era la detenuta più anziana d'Italia

Stefanina Malu
Stefanina Malu
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Giovedì 8 Settembre 2016, 09:00 - Ultimo aggiornamento: 11:02
CAGLIARI - È morta Stefanina Malu la reclusa, di 83 anni, più anziana d'Italia. Aveva lasciato di recente il carcere di Cagliari-Uta a causa delle sue gravi condizioni. E una settimana fa era tornata a casa in stato di detenzione domiciliare dopo un ricovero ospedaliero. Il decesso è avvenuto nel nosocomio San Giovanni di Dio a Cagliari dove è stata portata con un'ambulanza in seguito a un malore verificatosi nella sua dimora.

«Si chiude così la vicenda di "nonna galera" che negli ultimi mesi aveva suscitato vivaci reazioni nell'opinione pubblica, ha sottolineato Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione Socialismo Diritti Riforme, che ha appreso dalla figlia Angela la notizia.
«Stefanina Malu - ha spiegato Caligaris - era ricoverata nell'ospedale cagliaritano fino a otto giorni orsono. Il miglioramento delle condizioni avevano consentito alla reclusa di tornare a casa. Improvvisamente, però, la situazione è precipitata e nonostante l'impegno del personale sanitario l'anziana donna non ce l'ha fatta». Il caso Stefanina Malu aveva interessato non solo la stampa locale ma anche quella nazionale, perché la donna era la detenuta più vecchia ed aveva attenuto i domiciliari proprio per le sue condizioni di salute.

Il primo arresto di "nonna galera" risale al 1962, da allora è stato tutto un entrare e uscire dalla cella, fino all'ultima volta che i carabinieri hanno fatto irruzione a casa sua: aveva già compiuto 82 anni e stava confezionando cento dosi di cocaina e eroina.
La droga è stato il suo mestiere per tutta la vita: «La droga è una cosa brutta, lo so, anzi l’ho sempre saputo – raccontò nel corso di una chiacchierata fatta in ospedale riportata dalla Stampa - Per me era un lavoro, l’unico lavoro, perché nel quartiere non ce n’era altro. Solo così potevamo vivere dignitosamente. Ho venduto di tutto, mai roba sporca. Non ho morti sulla coscienza. Ho fatto il lavoro sbagliato, però ho pagato per tutti. Ogni volta la polizia e i carabinieri hanno accusato me: mi sono presa tante condanne, ma non ero l’unica che vendeva droga in città. Adesso non ce la faccio più a stare dentro il carcere: la cella per me è diventata un inferno». 
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