Statali, per i concorsi da dirigente
nuove regole: più punti a laurea e carriera

Statali, per i concorsi da dirigente nuove regole: più punti a laurea e carriera
Statali, per i concorsi da dirigente nuove regole: più punti a laurea e carriera
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Mercoledì 18 Aprile 2018, 19:42 - Ultimo aggiornamento: 20:05

Una scaletta precisa, dove a un titolo corrisponde un punteggio minimo e massimo, così da fare ordine nei concorsi pubblici da dirigente e bilanciare il peso dell'istruzione con quello dell'esperienza. A redigere le tabelle è il ministero guidato da Marianna Madia che con un decreto ad hoc ha dato attuazione alle regola per cui il curriculum può incidere fino al 40% sul voto finale. La materia era, infatti, rimasta sospesa, tanto che nella relazione illustrativa che accompagna il provvedimento si spiega come il testo porti «a completamento la disciplina relativa all'accesso alla qualifica di dirigente».

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Prima che entri in vigore bisogna aspettare ancora alcuni passaggi; intanto, però, ci sarebbe già il via libera del Consiglio di Stato. Canditati e commissari non potranno allora sfuggire alla nuova matrice. A conti fatti, se si sommano tutti i punti da riconoscere a lauree, master, dottorati, abilitazioni, articoli e incarichi viene fuori che varranno il 40% spaccato. Nel dettaglio, lo score assegnabile ai titoli è di 120 su 300, visto che le la valutazione delle singole prove è in centesimi e, almeno nel format classico, ci sono due scritti e l'orale. Il cuore del concorso resta, quindi, l'esame ma la fetta che spetta ai titoli non è affatto trascurabile.

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Entrando nel dettaglio, ai 'pezzi di carta' accademici è attribuito un punteggio che, includendo anche la titolarità di insegnamenti, può arrivare a 50. Non fa testo la prima laurea, che è quella che serve per accedere, a meno che non ci sia di mezzo un voto alto. Una dozzina di punti pende sulle abilitazioni professionali. Un altro pacchetto è riconosciuto alle pubblicazioni scientifiche. I restanti 50 sono dedicati ai titoli di carriera. Un dosaggio il cui obiettivo dichiarato sta nel «garantire il giusto equilibrio» tra la necessità di valorizzare i titoli di studio, «al fine di consentire l'accesso alla dirigenza di giovani meritevoli», e «l'opportunità di non penalizzare i funzionari delle pubbliche amministrazioni, che hanno già acquisito esperienza sul campo». Rientrano negli affari correnti del ministero della P.A anche le linee guida sui nuovi piani di assunzione, con cui, dopo il rinvio di fine marzo, si cercherà nel pomeriggio un'intesa con Comuni e Regioni. Si punta a selezioni mirate e tarate su base triennale. 

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