Continue violenze e maltrattamenti sulla moglie, donna oggi trentenne che gli fu data in sposa, all'estero, quando era una bambina di 11 anni. Di questo dovrà rispondere un cittadino straniero, da una decina d'anni in Italia, regolare, davanti al tribunale di Ferrara l'11 febbraio prossimo. La donna, che da quell'uomo ha avuto tre figli e su cui gli abusi non si sono placati nemmeno quando era in gravidanza, ha trovato il coraggio di denunciare e oggi ha una vita nuova grazie all'aiuto della rete dei servizi e alla protezione del Centro Donne e giustizia, ma soprattutto grazie all'applicazione, per il suo caso, del Codice rosso, la legge che ha innescato un cambio di passo contro le violenze sulle donne, dal settembre 2019 quando è entrata in vigore.
È la storia di una sposa-bambina, che a 11 anni viene «venduta», costretta a sposarsi in un matrimonio combinato tra due famiglie in un Paese straniero.
"LEI È ROBA MIA" In tribunale, il prossimo febbraio, la vittima potrà non presentarsi in aula perché l'uomo sarà giudicato col giudizio abbreviato, e dunque non dovrà testimoniare e raccontare il suo inferno. Faranno tuttavia fede le carte che ha riempito e che parlano di tante violenze. Che il marito ha tra l'altro confessato quando questa estate, al giudice Carlo Negri che convalida il divieto di avvicinamento e l'allontanamento, lui rispondeva: «Non sapevo che esistesse la violenza sessuale su mia moglie, lei è mia roba. Noi per la nostra religione possiamo tutto sulla donna anche contro il suo volere».
L'uomo è accusato anche di maltrattamenti che duravano dal 2012, fino al febbraio scorso, quando la donna fu violentata fuori casa, in un luogo appartato poco distante da una fermata d'autobus dove era scesa dopo essere andata a cercare lavoro. Occupazione che lui non voleva trovasse. Lei in quel momento era in stato di gravidanza. L'episodio, uno dei tanti, è agghiacciante: lei dopo l'abuso sviene e va in ospedale senza denunciare nulla. È però anche il punto di rottura nella sua vita. La donna abbandona il marito e torna da suo padre che, nonostante tutta la famiglia contro, le crede e decide di difenderla e aiutarla. La denuncia arriva poi grazie al sostegno della rete di protezione di Centro donne e giustizia e di psicologi. L'estate scorsa carabinieri, polizia locale e giudici attivano il Codice Rosso, l'indagine e la «rinascita» della donna.