Lucciole con complici e pittbul
ricattano i clienti appena entrati

Lucciole con complici e pittbul ricattano i clienti appena entrati
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Venerdì 7 Dicembre 2018, 10:37 - Ultimo aggiornamento: 12:32
TREVISO - Appena varcata la porta scattava la trappola. E alla visione di una bellissima ragazza in lingerie si aggiungeva quella dei due aguzzini alle sue spalle. Che a suon di botte, intimidazioni e minacce, estorcevano al cliente di turno della prostituta centinaia di euro in contanti. «Paga o ti ammazziamo, e non andare alla polizia se no facciamo fuori anche i tuoi familiari. Ora sappiamo chi sei». Si perchè prima delle vessazioni che portavano all'immancabile prelievo di contanti al più vicino sportello bancomat, i malviventi sequestravano alle vittime i documenti e ne facevano una copia. Non avevano armi, ma due pitbull inferociti ed affamati tenuti sotto guinzaglio. Ma la leva più importante rimaneva quella del fango: «Tutti verranno a sapere che vai a prostitute». E iniziava il calvario, che si protraeva per giorni. Lo scorso aprile un cliente, filmato durante l'amplesso e poi costretto a pagare a più riprese i malviventi, si era rivolto ai carabinieri della stazione di Treviso che tesero un imboscata al terzetto, finito direttamente in carcere. Ora però emergono nuovi casi, dei quali si sta occupando la questura di Treviso. «Stiamo lavorando su 5 - 6 episodi - afferma il dirigente della squadra mobile Claudio di Paola - tra cui quello che li ha portati di nuovo in carcere». 

LA DENUNCIA La vittima è un operaio bolognese che ha fatto la stessa fine del cliente trevigiano rivoltosi ai carabinieri. E proprio sulla scorta delle sue rivelazioni che Ana Maria Eneche, 25enne rumena, Egrem Cucala, 30enne kosovaro e Serxhio Tafa, 22enne albanese, sono stati raggiunti da un ordine di custodia cautelare in carcere, dov'erano già detenuti per altri reati (salvo Tafa, che era ai domiciliari), con l'accusa di rapina in concorso. A emetterlo il gip del Tribunale di Bologna su richiesta della distrettuale.

GLI ACCERTAMENTI La polizia sospetta che le estorsioni siano ben di più di quelle scoperte finora. Si indaga su una mezza dozzina di episodi sospetti, «ma la paura che i familiari vengano a sapere cos'è successo - afferma Di Paola - spinge le vittime a non denunciare. Li invitiamo a farsi avanti, garantendo massima riservatezza». La prostituta rumena, i cui annunci venivano pubblicati sul sito Bakeca annunci, cambiava spesso appartamento, rimanendo in città solo per qualche giorno per poi tornare, magari dopo qualche mese in alter zone del Veneto e dell'Emilia, ma a Treviso riceveva sempre a San Zeno, in un'abitazione presa in affitto lungo il Terraglio. 
 
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