Sentenza pilotata, arrestati per corruzione
Stefano Ricucci e il giudice Nicola Russo

Sentenza pilotata, arrestati per corruzione Stefano Ricucci e il giudice Nicola Russo
di Valentina Errante
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Giovedì 1 Marzo 2018, 09:26 - Ultimo aggiornamento: 10:50
Questa volta l'accusa, per Stefano Ricucci, è di corruzione in atti giudiziari. E su richiesta della procura di Roma è stato di nuovo arrestato. In carcere anche il suo socio, l'imprenditore Liberato Lo Conte.  Ai domiciliari è invece finito il magistrato Nicola Russo, giudice della Commissione tributaria del Lazio e consigliere di Stato, già sospeso dal servizio.



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 Le indagini sono scaturite dall'operazione che, a luglio del 2016, aveva portato in carcere per reati tributari lo stesso Ricucci e l'imprenditore Mirko Coppola. I successivi accertamenti degli uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Roma hanno fatto emergere un accordo corruttivo tra il giudice Russo e i due imprenditori in relazione ad un contenzioso tributario tra la
Magiste real estate property spa e l'Agenzia delle Entrate con al centro un credito Iva di 20 milioni che la società vantava nei confronti dell'erario.

Dai documenti sequestrati un anno e mezzo fa, è emerso che Russo già prima della decisione della Commissione tributaria, era legato ai due imprenditori «da vincoli di fiducia - dice il Gip - basati sull'amicizia, comune colleganza di interessi e frequentazione». Avrebbe dovuto dunque astenersi in quanto in conflitto di interessi, secondo gli inquirenti, ed invece fu il relatore ed estensore della sentenza d'appello, che ribaltò, a favore della Magiste, il precedente provvedimento emesso dalla commissione tributaria provinciale. 

L'ACCUSA
 «Russo - in qualità di componente della commissione e tributaria - avrebbe favorito una sentenza nell’ambito di un contenzioso tributario tra la Magiste Real Estate Property spa
 e l’Agenzia delle Entrate, avente ad oggetto il riconoscimento di un credito Iva di oltre 20 milioni di euro, vantato dalla citata società nei confronti dell’Erario».
Russo, scrive il gip nell'ordinanza – «già prima della decisione era legato a costoro da vincoli di fiducia basati sull’amicizia, comune colleganza di interessi e frequentazione, alla base dell’accordo illecito corruttivo concretato anche in regalie e disposizioni economiche di favore». In cambio, Russo avrebbe ottenuto cene e serate in hotel romani. Scrive ancora il giudice:  «Il magistrato – anziché astenersi, come avrebbe dovuto in quanto in conflitto d’interessi – avrebbe favorito i suoi “amici”, nella sua qualità di relatore ed estensore della sentenza di secondo grado, favorevole all’impresa ricorrente, che aveva riformato la precedente pronuncia della Commissione Tributaria Provinciale, di segno opposto».
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