Santoro attacca tutti poi dice: «Parlate
se volete che resti». Ma il Pd tace

Michele Santoro (foto Marco Merlini - LaPresse)
Michele Santoro (foto Marco Merlini - LaPresse)
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Venerdì 21 Maggio 2010, 09:10 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 22:29
ROMA (21 maggio) - Michele Santoro scatenato nella puntata di gioved sera di Annozero, la prima dopo l'annuncio del divorzio consensuale con la Rai che ha scatenato furiose polemiche, soprattutto sulla sua mega-buonuscita. La puntata di ieri sera di Annozero ha ottenuto 4 milioni 647 mila spettatori, con il 19,55% di share. A parte l'Italia dei Valori, dai partiti tirati in ballo ieri, a cominciare dal Pd, scarse le reazioni positive al «Se volete che resti, chiedetemelo». Bersani in assemblea non ha parlato e dal resto del Pd sono venute più critiche che elogi.



La strada è ormai obbligata, Santoro non ha scelte. La prossima settimana deve firmare, sostiene la Rai. La trattativa, con Lucio Presta mediatore, è a un passo dalla conclusione: sette milioni di buonuscita, più un milione per sette docufiction. Mancano i dettagli. Al conduttore non sarebbe gradita la clausola di non concorrenza, perchè nei suoi desideri ci sarebbe la volontà di spaziare anche fuori dell'azienda pubblica, come accaduto in Rai per una notte, o addirittura il sogno di una televisione tutta propria.



«L'accordo è ancora lì in attesa di essere firmato e se qualcuno vuole che resti in Rai, allora deve chiedermelo. Solo in questo caso - ha detto in sostanza il giornalista - sono pronto a restare». Santoro nel suo intervento ieri sera su Rai2 ha attaccato tutti: da Bruno Vespa, al Corriere della Sera e a Repubblica, che lo ha accusato di aver deposto le armi, al presidente della Vigilanza Sergio Zavoli, quando parla di moralità, al centrodestra di Silvio Berlusconi e al centrosinistra di Pierluigi Bersani.



«Se mi considerate un estraneo all'interno del servizio pubblico, allora arrivederci e grazie. Trenta anni di battaglie non possono essere cancellati e il mio pubblico capirà», ha detto Santoro che in un intervento lungo, articolato e appassionato ha affrontato tutti i punti della polemica scoppiata subito dopo l'annuncio dato dalla Rai.



«Mi sento come il generale Custer assediato dagli indiani», ha continuato Santoro, sottolineando di essere stanco di una battaglia con l'azienda che va avanti ormai dal 2002, dal famoso editto bulgaro di Berlusconi. Una battaglia che, fra l'altro, ha visto la Rai i ricorrere in Cassazione contro la sentenza di secondo grado che ordinava il reintegro di Santoro nella tv pubblica.



Rivolto a Bersani e ai consiglieri Rai vicini al Pd il conduttore ha poi detto: «Perché non vi siete ribellati alla proposta che mi è stata fatta?». Quindi rivolto ai colleghi della carta stampata ha detto: «Posso guardarvi tutti negli occhi e chiedervi quale giornale, Repubblica o il Corriere della sera, si sarebbe comportato come noi che abbiamo mandato in onda la puntata con Patrizia D'Addario con una diffida dell'ufficio legale della Rai arrivata all'ultimo minuto».



La polemica sulla sua buonuscita: «Guadagno 700 mila euro lordi l'anno e ho ancora sei anni di contratto con la Rai. Se me ne devo andare le condizioni voglio farle io», ha precisato.



Quindi Santoro ha ribadito di non aver firmato ancora nulla e di essere pronto a tornare sui suoi passi: «Vogliono che rimanga? Allora me lo devono chiedere e , in quel caso, resto fermo a fare Annozero, il prossimo anno.... Poi magari mi piacerebbe anche fare qualcosa di diverso. L'accordo non è stato ancora firmato. Cosa volete: che lo firmi oppure no?».



«L'accusa di moralismo rivoltami da Michele Santoro mi ha sbalordito per la sua infondatezza. In realtà, non c'è chi possa attribuirmi un giudizio di quel genere. È semplice: non l'ho mai pronunciato - ha replicato Sergio Zavoli - Gli apprezzamenti del conduttore per la mia, diciamo, personalità professionale non mi lusingherebbero se fossero il prezzo da dover pagare per una sequela di accuse. Ho detto, invece, in margine a questa vicenda, che essa avrà una ricaduta su altri colleghi i quali si sentiranno esclusi - lo penso in linea di principio - da prospettive riconducibili alle modalità convenute con l'Azienda dall'autore di una trasmissione come Annozero».



«L'Italia dei Valori sta con Santoro. Ci auguriamo che possa continuare a svolgere il suo lavoro in Rai e non ci interessa se con contratto da dipendente o come collaboratore esterno. L'importante è che un giornalista dalla schiena dritta, qual è Santoro, possa continuare ad operare senza alcuna censura», ha affermato in una nota il presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. «Chiediamo ai dirigenti dell'azienda e a tutte le altre forze politiche che l'hanno occupata di lasciar lavorare in pace Santoro che, fino ad oggi, ha dato un prezioso contributo alla Rai, sia in termini economici, sia professionali», ha aggiunto.



«Adesso che tutti lo attaccano e gli saltano addosso io, che in passato ho avuto idee molto diverse dalle sue, vorrei difenderlo, perché la fine di Annozero è prima di tutto un danno per la Rai - ha commentato Walter Veltroni, in un'intervista a Il Fatto - Un signor giornalista. Lui si rapporta con la sua azienda. Tratta una liquidazione, non fa una trattativa politica. Quando si giudica un personaggio così si mette sul piatto una carriera, non un singolo gesto».



Grillo: ora inutile pagare il canone. «Per l'informazione l'uscita di Michele Santoro dalla Rai è una bellissima notizia. Era uno dei pochi che ne tenevano in vita il cadavere. Con fini nobili, ma con un certo eccesso di accanimento terapeutico. Milena Gabanelli, quando uscirà, spenga la luce». È quanto si legge sul blog di Beppe Grillo, in un articolo intitolato «Santoro è morto! Viva Santoro!». «Ora non c'è più nessuna giustificazione per continuare a pagare il canone e neppure per tenersi in casa un televisore - si legge ancora - Il canone lo paghino Berlusconi e Bersani con le loro tasche o con i finanziamenti pubblici incassati da Pdl e Pdmenoelle. La Rai è roba loro, uomini loro, consiglio di amministrazione loro, pennivendoli loro. Pagare per Vespa o Minzolini è un delitto contro l'intelligenza umana».



La maggioranza accusa invece Santoro di usare la tv a suo uso e consumo. «La spregiudicatezza televisiva di Santoro non fa più notizia. Quello che colpisce è, ancora una volta, l'uso privato che alcuni giornalisti fanno del servizio pubblico Rai», ha detto il capogruppo del Pdl in Commissione di Vigilanza, Butti. Nessuna replica diretta invece dai direttori di Corriere, Repubblica, Stampa che hanno preferito lasciare la parola agli editoriali più o meno critici dei propri giornali.
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