Rigopiano, ex sindaco aggredito in tribunale
dalla madre di una vittima: «Rideva al bar»

I parenti delle vittime di Rigopiano in ospedale
I parenti delle vittime di Rigopiano in ospedale
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Venerdì 27 Settembre 2019, 11:14 - Ultimo aggiornamento: 12:39
Aggredito l'ex sindaco di Farindola (Pescara) Massimiliano Giancaterino, questa mattina nel bar del tribunale di Pescara, durante una pausa della seconda udienza preliminare sul disastro dell'Hotel Rigopiano di
Farindola (Pescara). Giancaterino, che è uno dei 25 imputati, è stato aggredito alle spalle, mentre stava prendendo un caffè, da Maria Perilli, mamma di Stefano Feniello, una delle 29 vittime della tragedia.


La donna avrebbe insultato Giancaterino e lo avrebbe colpito con dei pugni. In questo momento la situazione, in Tribunale, è abbastanza caotica.

Secondo una successiva ricostruzione la donna - che è la moglie di Alessio Feniello, sotto processo a Pescara per aver violato i sigilli dell'area dove è morto il figlio Stefano - ha preso a pugni l'uomo, che poi è caduto a terra, urlandogli: «Hai firmato la condanna a morte di mio figlio». Immediatamente sono intervenute le forze dell'ordine e successivamente anche gli operatori del 118, che hanno assistito Giancaterino.
 


«Stavo prendendo un caffè con i miei avvocati, quando sono stato aggredito. Non so da chi, era una donna. Mi ha picchiato, mi ha riempito di botte. Segue querela». Così l'ex sindaco di Farindola, Massimiliano Giancaterino, all'uscita dal tribunale, scortato dagli operatori del 118, dopo essere stato aggredito dalla madre di Stefano Feniello, una delle 29 vittime, in una pausa della seconda udienza preliminare sul disastro dell'Hotel Rigopiano di
Farindola, in corso di svolgimento questa mattina.

«Era al bar allegramente, quando è stato lui a firmare la condanna a morte di mio figlio e allora l'ho preso a pugni».
Così Maria Perilli dopo essere stata identificata dalle forze dell'ordine, in seguito all'aggressione compiuta ai danni dell'ex sindaco di Farindola. Aggressione avvenuta questa mattina nel bar del tribunale di Pescara durante una pausa della seconda udienza preliminare. «Lui è il doppio di me - ha osservato poi la donna - quindi potete immaginare il male che gli ho fatto...». Perilli infine ha detto: «È stato lui a firmare i primi documenti per l'ampliamento dell'albergo e ha dato la possibilità all'albergo, da quel momento, di essere aperto anche durante l'inverno, non solo d'estate, quindi ha condannato a morte Stefano».
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