Albo professionale per le prostitute:
modello Amsterdam, rilasceranno fattura

Albo professionale per le prostitute: modello Amsterdam in Veneto, rilasceranno fattura
Albo professionale per le prostitute: modello Amsterdam in Veneto, rilasceranno fattura
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Giovedì 14 Febbraio 2019, 18:17 - Ultimo aggiornamento: 18:38
Il modello Amsterdam approda in Veneto: da oggi la quinta commissione dell'assemblea regionale esamina una proposta di legge da trasmettere al Parlamento, presentata dal consigliere Alberto Guadagnini, che istituisce in ogni comune un 'albò delle prostitute. L'esponente indipendentista di "Siamo Veneto" punta a trasformare le lucciole in lavoratrici autonome, anche associate tra di loro, togliendole dalla zona grigia dello sfruttamento di strada per farne delle imprenditrici a tutti gli effetti con il diritto di ricevere un giusto compenso e il dovere di emettere regolare fattura.



Dunque contribuenti non dissimili dalle altre categorie professionali, tenute al pagamento delle spese sanitarie, previdenziali e soprattutto fiscali. Il testo in discussione prevede, in particolare, che ogni Comune istituisca uno specifico albo, curato da un ufficio creato ad hoc, in cui verrebbero indicate le generalità complete delle prostitute, garantendo «il rispetto del diritto alla riservatezza degli interessati». È contemplata la possibilità di cancellare il proprio nome dall'elenco in caso di cessazione dell'attività. Per le prostitute che non accettassero di mettere nero su bianco il proprio nome e il lavoro svolto viene ipotizzata una sanzione pecuniaria da 5 mila a 50 mila euro. Viceversa il nome dei clienti resterebbe top-secret: le prostitute, recita l'articolo 2 della proposta, sarebbero tenute alla totale riservatezza sulla loro identità.

Guadagnini punta ad una vera e propria rivoluzione copernicana in sede penale della prostituzione, con la modifica dell'articolo del codice che riguarda chi si macchia di reati legati alla prostituzione minorile, inasprendo le pene previste da 10 anni all'ergastolo e le multa da 50 mila a 500 mila euro. «Era il 20 settembre 1958 quando venne istituita la legge che chiuse definitivamente le 'case di tolleranzà, nei fatti bandendo la prostituzione - sottolinea il consigliere veneto - nonostante questo, oggi lavorano in Italia oltre 70.000 donne». Quasi la metà, secondo i dati della commissione Affari sociali della Camera, sono immigrate, 2.000 sono le minorenni e altrettante le ragazze ridotte in schiavitù e costrette a vendersi. Le attuali norme, rileva, non sono riuscite «a debellare il fenomeno, anzi: è dilagato in strada» e le case chiuse di un tempo «si sono trasformate in appartamenti, stanze d'albergo, automobili».

«Chiunque - accusa Guadagnini - può trovare ragazze disponibili sul web, nei giornali o in certe discoteche» perchè la legge «ha ottenuto risultati opposti a quelli voluti».
Alla fine si è arrivati all'effetto struzzo: «il fenomeno è dilagato - afferma - ma noi mettiamo la testa sotto la sabbia e non lo vediamo».
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