Processo breve, stop al blitz del Pdl
Scontro e lancio d'oggetti alla Camera

Ignazio La Russa alla Camera (foto Serena Cremaschi - Ansa)
Ignazio La Russa alla Camera (foto Serena Cremaschi - Ansa)
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Giovedì 31 Marzo 2011, 11:02 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 23:05

ROMA - Prima lo scontro e la nuova bagarre, poi il rinvio. Per il testo sulla "prescrizione breve", secondo l'opposizione tagliato su misura per il premier Silvio Berlusconi, non c' pace alla Camera dopo i tumulti di ieri.

All'inizio dei lavori d'Aula stamani è subito tensione. Si dà lettura del processo verbale della seduta di ieri, ma manca la parte in cui si parla del "vaffa" del ministro della Difesa Ignazio La Russa al presidente di Montecitorio Gianfranco Fini. Le opposizioni lo notano e chiedono l'inserimento dei fatti così come si sono svolti. La maggioranza invece non eccepisce. Anzi. Ma per Roberto Giachetti (Pd), Franco Evangelisti (Idv) e Gianluca Galletti il testo così com'è non può essere approvato. Fini allora decide di metterlo in votazione. Ma gli esponenti del governo sono al Consiglio dei ministri.

L'opposizione fa entrare di corsa tutti i parlamentari. Giachetti è un "buttadentro" implacabile e insegue i suoi anche alla buvette e in cortile. Quando Fini apre la votazione i ritardatari corrono verso l'Aula. Anche i ministri che arrivano alla spicciolata. Renato Brunetta attraversa il Transatlantico in 6 secondi netti. La votazione resta aperta quasi 4 minuti. Ma quando l'inquilino di Montecitorio la chiude, tra le proteste del centrodestra, quattro esponenti del governo non sono riusciti a votare. E per il processo verbale è troppo tardi.

Raggiunta la parità tra i poli è da considerarsi bocciato. Quasi tutti i deputati del centrodestra escono e rincorrono i cronisti per rilasciare dichiarazioni di fuoco contro la seconda carica dello Stato. Massimo Corsaro, ex An, dice che ora «finisce la storiella di Fini super partes», anche se poi ammette che si dovrebbe evitare la concomitanza di riunioni di governo con i voti alla Camera.

In Aula, invece, scoppia un nuovo putiferio. Dai banchi della sinistra gridano «buffoni, buffoni». Dai banchi del Pdl invece parte un lancio di oggetti, vola un voluminoso fascicolo di emendamenti che non colpisce nessuno. Fini cerca di calmare i ministri, ma è inutile.

Alfano reagisce scagliando la tessera da parlamentare al centro dell'emiciclo che colpisce alla spalla un deputato Pd. Il leader Idv Antonio Di Pietro l'afferra e mostra in sala stampa il "corpo del reato". «E' stato un gesto irresponsabile, immorale, illegittimo da parte del portantino di Berlusconi» ha detto Di Pietro chiedendo «le immediate dimissioni del ministro». Dai banchi del Pdl gli gridano «dimissioni, dimissioni» e, mentre lascia l'Aula, il presidente della Camera viene colpito alla testa da un giornale. Secondo alcuni parlamentari presenti, il lancio sarebbe stato efettuato da una deputata del Pdl che non aveva però intenzione di colpire Fini.

La seduta poi è sospesa e il verbale riscritto. Alla ripresa viene approvato, ma i dipietristi stigmatizzano Alfano. Nessuno propone nulla contro di lui. Mentre la Giunta per il Regolamento si riunisce per decidere su La Russa. Il centrosinistra propone di non farlo votare per un po', ma gli consente di essere presente in Aula, così come prevede la Costituzione. La decisione della Giunta si rinvia a martedì: altro giorno che si annuncia campale visto che si dovrà votare sul conflitto di attribuzioni per il caso Ruby. Ma l'ultima parola sulla "punizione" per La Russa toccherà all'Ufficio di presidenza.

Intanto si apre un altro capitolo, stavolta tutto burocratico. Simone Baldelli (Pdl) chiede di rinviare la "prescrizione breve" alla prossima settimana. In molti devono partire e non si garantisce il numero in Aula. Nella sua richiesta "formale" però parla di "rinvio del punto" e non della "seduta". E il voto "inchioda" il Pdl all'errore. Conseguenza? La prescrizione breve passa all'ultimo punto dell'ordine dei lavori, cioè alla prossima settimana, dopo il conflitto, il testo sui piccoli comuni, quello sulla contabilità pubblica e la Comunitaria. Corsaro prova a "sparigliare" chiedendo il ritorno di quello sui piccoli comuni e della Comunitaria in commissione, ma alla fine di un lungo dibattito, una riunione dei capigruppo convocata in tutta fretta dal vicepresidente Rosy Bindi, scioglie il dilemma confermando l'errore: di prescrizione breve se ne parlerà dopo gli altri provvedimenti (già in calendario da tempo) probabilmente la prossima settimana.

«Chi è causa del suo mal...», ha commentato il presidente dei deputati Pd Dario Franceschini. «Così - ha aggiunto - pagano le conseguenze della forzatura iniziale fatta con l'inversione dell'ordine del giorno dei lavori». Eppure il Pdl aveva fretta su prescrizione breve e conflitto tanto che, assicurano, la commissione Bilancio tarderebbe a dare il parere sulla Comunitaria proprio per evitare che l'esame di questo testo rallentasse l'iter dei primi due.

«Vi arrendete incondizionatamente, e sarebbe il caso di smetterla. L'Italia ha diritto di avere un governo che governi e non che pensi solo ai problemi personali del proprio capo», ha detto il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, che ha lanciatoto un «auspicio» al ministro della Giustizia: «Operi perché questo provvedimento torni alla sua normalità. Lui capisce bene a che cosa mi riferisco».

La Lega attacca Bocchino, rissa sfiorata. Altra rissa sfiorata quando il deputato di Fli Italo Bocchino stava criticando l'atteggiamento della maggioranza che costringe i suoi ministri a stare in aula per votare sulla prescrizione breve, mentre fuori c'è la crisi economica, la guerra in Libia e questioni internazionali gravi come quelle del Giappone. Ma mentre Bocchino parla, dalla Lega arrivano proteste e insulti. Il deputato di Fli Barbaro risponde per difendere il collega, ma è quasi scontro. Con il leghista che siede nei banchi vicini si arriva quasi alle mani e alcuni commessi, numerosissimi in aula, sono costretti ad intervenire.

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