Il Presidente canta l'inno nazionale e si fa la pipì addosso: arrestati sei giornalisti per il video diventato virale

Il Presidente canta l'inno nazionale e si fa la pipì addosso: arrestati sei giornalisti per il video virale
Il Presidente canta l'inno nazionale e si fa la pipì addosso: arrestati sei giornalisti per il video virale
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Mercoledì 11 Gennaio 2023, 14:19 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 17:19

Il Presidente è incontinente e si fa la pipì addosso durante una cerimonia. Sei giornalisti presenti sul posto per ragioni istituzionali riprendono la scena, che viene immortalata in video, e per questo vengono arrestati. Protagonista del video, il presidente 71enne del Sud Sudan Salva Kiir. 

I giornalisti arrestati per il video del presidente incontinente

 

Due ong per la difesa dei diritti dei media hanno ora chiesto alle autorità del giovane stato Africano (dal 2011 indipendente dal Sudan, e sotto la guida di Kiir) di rilasciare i sei giornalisti arrestati.

I dipendenti della tv pubblica «South Sudan Broadcasting Corporation» (Ssbc) sono stati arrestati martedì da agenti del Servizio di sicurezza nazionale, ha denunciato il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) citando resoconti di media e di altre fonti a conoscenza del caso.

Il video virale sui social

 

I sei sono sotto inchiesta per un video, diventato virale sui social a dicembre, che mostra impietosamente la gamba sinistra dei pantaloni del vestito tradizionale grigio chiaro del presidente bagnarsi durante l'esecuzione di un inno: bloccato in piedi accanto ad altre persone e militari, appoggiandosi al suo bastone e con la mano sul cuore, Kiir chiaramente si accorge dell'urina che arriva addirittura a scorrere sull'asfalto ma decide di non reagire. Gli arresti corrispondono a «un modello» che «ricorre alla detenzione arbitraria ogni volta che» i potenti «ritengono che la copertura (mediatica) sia sfavorevole», ha affermato Muthoki Mumo, rappresentante per l'Africa subsahariana del Cpj. Dal canto suo l'Unione dei giornalisti del Sud Sudan ha chiesto una «rapida conclusione» delle indagini sui sei, sospettati di «essere a conoscenza della diffusione al pubblico di 'un certo filmato'».

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