Magistrati, il Pm Guariniello
si dimetterà entro la fine dell'anno

Raffaele Guariniello
Raffaele Guariniello
4 Minuti di Lettura
Venerdì 11 Dicembre 2015, 14:37
TORINO - Il Pm Raffaele Guariniello ha presentato oggi una lettera di dimissioni dal suo incarico. Il magistrato dei processi Thyssen ed Eternit, in scadenza di mandato a fine anno, lascerà l'incarico alcuni giorni dopo Natale. Guariniello è uno dei magistrati che rientra nei prepensionamenti deliberati dal Csm per sopraggiunti limiti di età. Il magistrato torinese anticiperà così di alcuni giorni l'addio alla toga.

Oltre a Guariniello il Pg di Torino Marcello Maddalena; da Ferdinando Pomarici, pm del caso Abu Omar, a Franco Sebastio, il procuratore di Taranto, impegnato nel processo all'Ilva. Sono alcuni dei magistrati costretti ad appendere la toga al chiodo per effetto della riforma dell'età pensionabile delle toghe voluta dal governo. Un esercito, visto che oggi il plenum del Csm ha deliberato il pensionamento in blocco di 84 tra giudici e pm. Per tutti loro l'ultimo giorno di lavoro è il 31 dicembre di quest'anno. Del gruppo fanno parte anche Mario Barbuto, capo del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria del Ministero della Giustizia e Antonio Marini, avvocato generale presso la Corte d'appello di Roma, e nella sua lunga carriera titolare delle inchieste sull'attentato al Papa, sulla strage di via Fani e sull'omicidio di Massimo D'Antona. Come pure gli ex presidenti dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Gennaro e Mario Cicala.
Quest'ultimo, insieme a quattro colleghi, hanno tuttavia ottenuto una sospensiva dal consiglio di Stato e ora Csm e ministro della Giustizia sono pronti a dare battaglia.
Il Consiglio di Stato ha infatti sospeso il collocamento a riposo anticipato di cinque magistrati che hanno presentato ricorso straordinario al Capo dello Stato per ottenere l'annullamento del provvedimento che li riguarda e che è conseguenza della riforma che ha riportato da 75 a 70 anni l'età massima per restare in servizio. Il rischio concreto è si inneschino ricorsi a valanga e si blocchino per mesi le nomine del Csm, anche quelle che riguardano i vertici degli uffici giudiziari, non escluso l'incarico di primo presidente della Cassazione, su cui la Commissione per gli incarichi direttivi si appresta a discutere domani. «Ricorreremo in tutte le sedi consentite, la prima azione sarà una richiesta di riesame al Consiglio di Stato»,ha assicurato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, esplicitando tutte le sue preoccupazioni: questa decisione che «il vicepresidente del Csm Legnini ha definito abnorme, rischia di avere un impatto molto negativo sul sistema giustizia»; perchè quei cinque magistrati «possono aprire la strada ad altri provvedimenti analoghi, che tra l'altro, andrebbero ad impattare su uffici già assegnati».
Anche il Csm è pronto a reagire: con una delibera approvata all'unanimità (con la sola astensione del primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce, motivata con la circostanza che tra i ricorrenti ci sono magistrati del suo ufficio), il plenum di Palazzo dei marescialli ha non solo invitato il ministro della Giustizia ad opporsi, ma ha anche dato mandato all'Avvocatura dello Stato di chiedere che i cinque ricorsi siano decisi nel merito dal Tar del Lazio; e resta aperta l'ipotesi di un'impugnazione anche davanti alle Sezioni unite civili della Cassazione. La posta in gioco è altissima, perchè sono tanti i magistrati che hanno gia, o devono lasciare la magistratura, come i cinque che hanno presentato ricorso ( il presidente di sezione della Cassazione Mario Cicala e i giudici della Suprema Corte Antonio Merone e Antonino Di Blasi, il Pg di Lecce , Giuseppe Vignola e il presidente del tribunale di sorveglianza di Napoli Carminantonio Esposito)a partire dal primo gennaio dell'anno prossimo. L'ultima infornata c'è stata la settimana scorsa, con il pensionamento in blocco di 84 tra giudici e pm, in gran parte capi di uffici giudiziari e loro vice. Tra di loro, il Pg di Torino Marcello Maddalena e il procuratore aggiunto Raffaele Gauriniello e a Milano Ferdinando Pomarici, pm del processo Abu Omar.Ma in tutto i «forzati» della pensione sono almeno un centinaio e diversi di loro potrebbero avere la tentazione di seguire l'esempio dei colleghi. Il risultato sarebbe anche quello di legare per mesi le mani al Csm in tema di nomine: perchè non solo bisognerebbe rifare i concorsi già banditi per sostituire chi va via, ma ricominciare daccapo le procedure per l'assegnazione degli incarichi direttivi a cui non ha avuto la possibilità di partecipare chi è stato «costretto» alla pensione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA