«Offro stipendio e alloggio, ma non trovo camerieri». Alberghi chiusi a Pasqua e ristoranti costretti a ridurre i tavoli

L'abruzzese Luciano Danese ha un locale in Gallura: «Dopo i reality sulla cucina 37mila studenti in più si sono iscritti agli istituti alberghieri, poi si sono accorti che la vita ai fornelli non è quella della tv»

«Offro stipendio e alloggio, ma non trovo camerieri». Nei ristoranti verso la riduzione dei tavoli
«Offro stipendio e alloggio, ma non trovo camerieri». Nei ristoranti verso la riduzione dei tavoli
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Lunedì 27 Marzo 2023, 12:29

PESCARA- Offerta copiosa, domanda pari quasi a zero. È un rapporto impari quello tra la ristorazione, il settore alberghiero, balneare e la mano d’opera. Un problema diffuso in tutta Italia, dal Covid a oggi, rispetto al quale Pescara non fa eccezione. Anzi. Per irreperibilità di personale, alcuni alberghi della zona hanno già rinunciato alla riapertura nel periodo pasquale, i ristoranti sono in affanno in vista delle imminenti festività e soprattutto dell’estate, stagione in cui anche i gestori di stabilimenti balneari fanno fatica a reclutare bagnini, addetti a spiaggia e bar. Non allettano contratti da minimo 1.200 euro al mese, più extra, né, per i disoccupati del comparto, l’annuncio di un elegante cocktail bar gestito da un pescarese alle porte della Costa Smeralda.

Luciano Danese è il proprietario del Riss di Porto San Paolo, in Gallura, 9 dipendenti, tre familiari al timone e una clientela di target medio-alto: «Sono abruzzese e preferisco assumere stagionali provenienti dalla mia regione - premette l’imprenditore - offro un regolare contratto da 48 ore a settimana, vitto e alloggio in una casa a pochi metri dal mare. Lo stipendio, considerando anche i giorni festivi, può toccare i 1.800 euro, eppure non sono arrivate candidature, né dall’Abruzzo, né da altre aree italiane».

Lo scarso interesse verso questa prospettiva occupazionale, secondo Danese, ha diverse ragioni: «Il reddito di cittadinanza ha fatto la sua parte, ma non è il solo motivo. L’anno successivo alla messa in onda dei reality sulla cucina 37 mila studenti in più si sono iscritti agli istituti alberghieri; si sono accorti poi che la vita ai fornelli non è quella della tv.

La colpa è anche degli chef che hanno approfittato dell’entusiasmo di questi ragazzi, impiegandoli in stage non retribuiti. L’altra spiegazione è nella quota di lavoro nero presente nel settore».


LA CONTROMISURA


Anche Gennaro Fioccola, titolare della Pizzeria Lello, assume personale solo con regolare contratto alle cifre stabilite dalla legge, ma pure da lui tutto tace: «Ho bisogno di un pizzaiolo e due addetti alla sala - spiega - ho pubblicato l’annuncio sui social lo scorso dicembre, però le candidature sono minime e nella maggior parte dei casi inaccettabili. Si presentano giovani, professionalmente non qualificati, che chiedono di non lavorare venerdì, sabato e domenica. Alcuni vogliono essere assunti per pochi giorni al fine di tirare su qualche soldo poi sparire. Se per l’estate non riusciremo a potenziare il nostro organico, l’alternativa sarà ridurre i coperti per mantenere alto lo standard di qualità». Tra camerieri e pizzaioli in fuga, c’è chi crede in questa occupazione, forte anche di un regolare contratto. Martina, 28 anni, ha una laurea triennale in servizi giuridici per l’impresa, da un anno serve ai tavoli di una pizzeria: «Quando sono arrivata, non sapevo fare nulla - racconta - con buona volontà, ho imparato e oggi ciò che faccio mi piace perché mi permette di rapportarmi con un’infinità di persone. Trascorro nel locale sei giorni a settimana, ho sacrificato affetti e amicizie ma sono orgogliosa di poter aiutare la mia famiglia e finanziare il praticantato che un giorno mi porterà a diventare una consulente del lavoro».
 

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