Violentata a 13 anni da un prete, la diocesi e la parrocchia chiamate a risarcire

Giada a 14 anni, oggi ne ha 25
Giada a 14 anni, oggi ne ha 25
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Sabato 18 Luglio 2020, 18:37 - Ultimo aggiornamento: 19:03

Città del Vaticano - La feroce storia di una ragazzina, violentata da un parroco all'età di 13 anni, è la prova provata che le riforme di Papa Francesco anti-pedofilia non sempre funzionano. Almeno non in Italia, dove nonostante i Motu Proprio promulgati, gli aggiornamenti continui alla legislazione canonica, la pubblicazione di vademecum contenenti consigli pratici per i vescovi su come agire davanti a casi conclamati (l'ultimo documento porta la data di 3 giorni fa), puntualmente emergono casi di parroci condannati in via definitiva dai tribunali italiani ma mai ridotti allo stato laicale dai tribunali ecclesiastici.

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Il caso in questione riguarda un parroco molisano che per tre anni, dal 2009 al 2012, ha abusato di una ragazzina piuttosto fragile, sfruttando l'ascendente che aveva su di lei, consapevole del fatto che fose cresciuta senza un padre e, di conseguenza, a detta degli psicologi che successivamente la hanno curata, doppiamente vulnerabile ed esposta. 

Oggi il parroco, don Marino Genova, condannato a 6 anni di reclusione nel 2019 dalla Corte d'Appello di Campobasso svolge ancora il ministero sacerdotale ma non più in Molise bensì nel Lazio, nella zona di Subiaco. Recentemente sono girate foto sul web che lo ritraggono in una chiesa.



Gli avvocati della ragazza – oggi venticinquenne - avevano anche notificato alla diocesi di Termoli-Larino e alla Congregazione della Fede un atto formale per entrare in possesso degli atti processuali e dei provvedimenti assunti dalla Chiesa nei confronti del prete sessantacinquenne. Ma ad oggi non è mai arrivata nessuna risposta. Silenzio.

Ottenere visione degli atti dei processi canonici oggi è possibile grazie ad una delle ultime riforme di Papa Francesco che permette alle vittime e ai loro legali di entrare in possesso di tutti gli atti processuali adottati in prima e seconda istanza. Questo perchè è stato abolito il segreto pontificio per i casi di abuso sessuale.

La giovane vittime è decisa ad andare fino in fondo. Vuole giustizia. «Ho sofferto in modo assurdo. Diventare consapevole di quello che mi è stato fatto è stato un trauma enorme, insuperabile, qualcosa di talmente malvagio da essere difficile da descrivere. All'epoca dei fatti avevo solo 13 anni» dice. Era poco più che una bambina che stava sbocciando, frequentava la parrocchia come tutti i ragazzini di un piccolo paese in provincia di Campobasso. Le conseguenze negative di questi abusi hanno prodotto sulla sua psiche danni devastanti. Per un certo periodo ha manifestato anche l'impulso a suicidarsi, fino a essere ricoverata in neuropsichiatria infantile e poi grazie ad un trattamento terapeutico psicologico è riuscita con fatica a rialzarsi.

L'ultima tappa di questa brutta storia è fissata al 17 settembre in Cassazione. I legali – Pietro Cirillo e Pasquale Mautone – puntano a far sì che venga riconosciuta la responsabilità civile della Parrocchia del sacerdote e della diocesi Termoli-Larino – con un atto di costituzione in mora - per ottenere il risarcimento di tutti i danni materiali, morali, biologici ed esistenziali patiti dalla ragazza a causa delle condotte illecite del prete orco.




 

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