Stop al segreto confessionale: «Denunciare
i pedofili». Ma 600 preti dicono no

Pedofilia, legge per abolire il segreto confessionale. Ma 600 preti dicono no
Pedofilia, legge per abolire il segreto confessionale. Ma 600 preti dicono no
di Simone Pierini
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Mercoledì 4 Luglio 2018, 10:57 - Ultimo aggiornamento: 12:03
No all'abolizione del segreto del confessionale. Un gruppo di 600 sacerdoti cattolici di tutti gli stati e territori d'Australia ha respinto le nuove leggi in via di attuazione, che impongono di denunciare casi di pedofilia appresi in confessione. Le norme intendono applicare una delle 122 raccomandazioni della Commissione nazionale d'inchiesta sulle risposte delle istituzioni agli abusi di pedofilia, che per oltre due anni ha indagato su chiese, enti di beneficenza, governi locali, scuole, organizzazioni comunitarie e polizia.

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Da ottobre il South Australia sarà il primo degli stati ad abolire l'esenzione finora accordata al segreto del confessionale dall'obbligo di denuncia. I sacerdoti saranno passibili di multe di 10 mila dollari (6500 euro) se non riferiranno informazioni su casi di abusi apprese in confessione. Leggi simili sono state annunciate in Western Australia, in Tasmania e nel Territorio della capitale federale Canberra.

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Secondo il presidente dell'Australian Confraternity of Catholic Clergy, padre Scot Armstrong, «ogni sacerdote degno del suo nome farebbe tutto il necessario per proteggere i bambini, ma senza violare il sigillo della confessione. E un simile obbligo non sarebbe comunque di alcun aiuto per loro».

«Con un'intrusione dello stato nel dominio del sacro, tali leggi violano la libertà di religione», ha aggiunto. «I cattolici professano che Cristo ha istituito il sacramento della penitenza per il perdono dei peccati. La natura del peccato comporta la colpevolezza del peccatore davanti a Dio, e l'assoluzione è affidata da Cristo al sacerdote, che deve giudicare la genuinità del pentimento. Il sigillo del sacramento si applica al rapporto personale del penitente con Dio e quindi non è solo questione di diritto canonico ma di diritto divino, da cui la Chiesa non ha il potere di esentare».

«La Confraternita e i 600 sacerdoti che hanno aderito considerano le nuove norme inattuabili, oltre che inaccettabili in principio. Tentano, erroneamente di collegare la confessione ad una cultura di occultamento» dichiara padre Armstrong. «L'intenzione di proteggere i minori sarebbe ostacolata dalla natura inopportuna di norme che rivelano una comprensione radicalmente inadeguata del sacramento»
 
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