Torna da un viaggio in Spagna e trova la casa occupata: «Devo pagare le bollette»

L'odissea di Luisa Desiderio, costretta a vivere dalla figlia

Napoli, torna da un viaggio in Spagna e trova la casa occupata: «Devo anche pagare le bollette»
Napoli, torna da un viaggio in Spagna e trova la casa occupata: «Devo anche pagare le bollette»
4 Minuti di Lettura
Sabato 13 Novembre 2021, 11:18

Ha provato a mettere la chiave nella serratura, ma è stato inutile. L’incubo era diventato realtà. Lo stesso incubo di cui aveva sentito parlare per 26 anni, dal quale però si sentiva al riparo. Lei, donna separata da tempo dal marito, madre di due figli, portatrice di handicap, una buona istruzione di base, originaria dei Colli Aminei, giunta a Ponticelli addirittura nel 1992. Lei, che nella sua abitazione dell’Iacp di viale Carlo Miranda 177, aveva cresciuto una famiglia, lei che aveva rapporti di buon vicinato, lei che aveva abbellito e ristrutturato negli anni quella casa popolare, lei che pagava le utenze con precisione svizzera. Un incubo drammaticamente reale per Luisa Desiderio, classe 1958, che ha deciso di affidarsi al penalista Luigi Pezzullo, per raccontare la sua storia, denunciare i torti subiti, narrare quel senso di profanazione che si prova quando qualcuno mette le mani in tutte le tue cose e se ne appropria, offende i tuoi ricordi, viola le cose più intime. Una vicenda che Luisa decide di raccontare al Mattino, anche alla luce del clamore suscitato da episodi analoghi avvenuti in altri contesti metropolitani. 

A Roma come a Pozzuoli (episodio di occupazione abusiva di casa comunale raccontato dalle colonne di questo giornale appena pochi giorni fa), persone che non riescono a rientrare nella propria abitazione, tanto da alimentare un moto di indignazione che rende meno isolata la voce di Luisa. Spiega oggi al Mattino, contattata da Barcellona dove è costretta a vivere ospite della figlia in seguito all’occupazione abusiva di casa sua: «Nel settembre del 2019, ero andata in Spagna a trovare mia figlia a Barcellona, prima del covid, quando fui raggiunta da una telefonata che mi raggelò il sangue: un vicino di casa mi avvisò che la mia abitazione era stata occupata. Era l’inizio dell’incubo». Facile immaginare il senso di smarrimento e le contromosse della donna. La corsa di ritorno a Napoli, l’arrivo nel quartiere, le scale, la porta di casa, le chiavi nella serratura, le chiavi che non entrano: «Mi dissero che non potevo più entrare, mi dissero che c’era un’altra famiglia». Inutile a partire da quel momento ogni forma di denuncia o di appello. Nell’immediatezza presentate due denunzie, una ai carabinieri, un’altra alla polizia municipale definite dall’Autorità Giudiziaria solo con l’applicazione di una pena pecuniaria nei confronti dei responsabili. Nessuno sgombero degli occupanti abusivi. Nessun provvedimento. 



Non si arrende e decide, a questo punto, tramite un consigliere comunale, Sergio Colella, di affidarsi al penalista Luigi Pezzullo. L’avvocato decide di presentare un’altra e più dettagliata denunzia alla Procura, tuttora pendente, nella speranza di ottenere un provvedimento di sequestro dell’immobile arbitrariamente invaso con conseguente provvedimento di sgombero, così come avviene in casi analoghi quando viene accertato un reato urbanistico. Nel frattempo, ci sono altri particolari che rendono ancora beffarda una vicenda drammatica di suo. Quale? Nei mesi successivi all’invasione del proprio domicilio, la donna si è vista addebitare dal servizio elettronico dell’ente che cura la riscossione per l’energia elettrica un importo di 576 euro, per l’uso di un’utenza che risultava ancora formalmente intestata alla ex inquilina. Non solo: si vede recapitare anche una richiesta da parte dell’Inps di pagamento per contributi lavorativi domestici calcolati in base ai dati che avrebbe comunicato per una dipendente, che naturalmente non conosce e che non ha mai avuto alle proprie dipendenze. 


Spiega oggi Luisa Desiderio: «Usavano i miei dati nonché le mie utenze e forniture, nonostante avessi denunciato di essere stata allontanata dalla mia abitazione». E non è tutto. A leggere l’ultima denuncia spedita in Procura, c’è anche un’altra ipotesi di reato da approfondire: quella legata al furto di identità o sostituzione di persona. Dopo aver perso il domicilio, dopo essere costretta ad accettare l’ospitalità dei parenti, la donna dovrebbe ora versare dei contributi per aver avuto alle sue dipendenze una domestica per attendere alle faccende casalinghe. Tutto ciò in una casa in cui ha vissuto 26 anni, oggi abitata da altre persone. 

Video

© RIPRODUZIONE RISERVATA