La legge sull‘aborto, il divorzio, la maggiore età a 18 anni, la fine della censura: Valéry Giscard d’Estaing, morto ieri sera a 94 anni per Covid, resterà sempre, per i francesi, il presidente giovane, che fece entrare la Francia del boom nella modernità. Il 38enne Emmanuel Macron gli ha rubato il record l’8 maggio del 2017, ma i 48 anni di Giscard nel 1974, quando varcò la soglia dell’Eliseo, primo non gollista, inaugurarono una rivoluzione epocale. Ricoverato a Tours qualche settimana fa per problemi di cuore, dopo un altro ricovero a settembre per «una leggera polmonite». Giscard è morto «per complicazioni del Covid», ha precisato la famiglia, nella sua dimora storica a Authon, nel Loir-et-Cher, la regione dei castelli della Loira. Aristocratico, Giscard lo era per nascita (vantava un’antenata figlia naturale di Luigi XV, anche se l’onomastica nobiliare d’Estaing era stata fatta aggiungere dal padre nel 1922), per la figura alta, slanciata ed elegante, e per quell’accento sussiegoso, inconfondibile, gioia di qualsiasi imitatore.
L’ultima apparizione pubblica risale al 30 settembre 2019, ai funerali di Jacques Chirac, il suo ex premier, e anche lo storico rivale. Era nato a Coblenza, in Germania, il 2 febbraio 1926: suo padre, Edmond Giscard, era direttore delle Finanze dell’Alto Commissariato in Renania, regione allora occupata dall’esercito francese. La riconciliazione con la Germania sarà, con l’ossessione della costruzione europea, uno dei punti cardine della sua politica estera all’Eliseo, facilitata anche dall’amicizia con il cancelliere Helmut Schmidt. L’ascensione politica fu folgorante. A 26 anni, diplomato dell’Ena, la scuola dell’Alta Amministrazione vivaio di presidenti, diventa ispettore delle Finanze, a 29 anni è direttore di gabinetto del presidente del Consiglio Edgar Faure, a 30 è deputato, e a 36, dopo diversi incarichi ministeriali, è ministro delle Finanze. Nel ’69 rifiuta di votare sì al referendum di riforma costituzionale voluto da De Gaulle.
Il referendum è bocciato, il generale si dimette, Giscard crea i Républicains Indépendants e “inventa” il centro.
Nello stesso anno crea il G6 con una riunione a Rambouillet, che diventerà l’anno dopo il G7. Nel ’79 esplode però lo scandalo che gli costerà la rielezione: Il Canard enchainé lo accusa di aver ricevuto, da ministro delle Finanze, dei diamanti in regalo dall’ex presidente della Repubblica Centrafricana Bokassa; le sue smentite non convincono e a maggio dell’81 dovrà inchinarsi a Mitterrand, primo socialista ad entrare all’Eliseo. «Diciamo la verità – dirà poi – non avevo immaginato un secondo di perdere».
Per smaltire la sconfitta impiegherà una vita, anche se seguiranno decenni di intensa vita politica. Europeo convinto fin dagli anni della sua formazione, Giscard prese nel 2001 la guida della Convenzione per l’Europa, incaricata di redigere la Costituzione europea, che sarà però poi bocciata dal referendum. Nel 2003, brillante economista e autore di diversi libri e trattati, fu eletto all’Accademia di Francia. Nel 2009, in un romanzo, aveva immaginato un idillio tra un presidente (che gli somigliava molto) e Lady Diana, Nello scorso mese di maggio, era stato chiamato in causa e messo sotto inchiesta per la denuncia di una giornalista tedesca, che lo ha denunciato per “violenza sessuale”.