La minorenne, che poi si scoprì soffrire di una malformazione congenita, un'ernia di Bochdalek al diaframma, rimasta fino a quel momento latente e asintomatica, entrò in arresto cardiocircolatorio conseguente ad anossia cerebrale quando quella sera, solo alcune ore dopo il suo ricovero, venne portata in sala operatoria. La ragazzina morì l'8 gennaio a Udine dove era stata in seguito trasferita d'urgenza. La difesa del medico aveva chiesto l'assoluzione dopo che la perizia firmata dai tre esperti incaricati dal giudice nel dibattimento avevano concluso che «non è possibile stabilire (...) un nesso di causa diretto ed esclusivo tra la condotta del medico e il decesso della paziente».
La difesa ha preannunciato appello.
In aula c'erano anche i familiari della vittima che non si sono costituiti, in quella sede, parte civile.