Lo studio, condotto da un team internazionali di cui fanno parte Antonio Chirumbolo e Claudio Barbaranelli del dipartimento di Psicologia della Sapienza, ha preso in esame 63.966 lavoratori dipendenti, di 33 paesi. L’indagine ha tenuto conto di età, istruzione, famiglia, durata del lavoro, posizione professionale, settore di lavoro, dimensioni dell'azienda, rapporto di genere sul posto di lavoro.
Le donne con contratti precari, ha evidenziato la ricerca, sono più soggette alle molestie. «Questi rischi risultano particolarmente alti, sia per gli uomini che per le donne, soprattutto quando il precariato è associato a imprevedibilità degli orari di lavoro e al fatto che il lavoratore debba svolgere più lavori contemporaneamente», sottolinea lo studio.
Lo 0,8% degli uomini ha dichiarato di aver subito attenzioni sessuali indesiderate nell'ultimo mese contro il 2,6% delle donne. Le lavoratrici sono dunque più esposte, e sono vittime di molestie tre volte più degli uomini.
«L’avere subito molestie sessuali, nell'ultimo anno, è stato segnalato dallo 0,4% degli uomini contro l'1,3% delle donne». Le lavoratrici hanno il 28% in più di probabilità di ricevere attenzioni sessuali indesiderate e il 17% in più di probabilità di subire molestie sessuali, rispetto alle loro colleghe che invece hanno un lavoro stabile e sicuro. «La precarietà lavorativa si accompagna quasi sempre a un maggiore rischio di perdita del lavoro - spiega Antonio Chirumbolo - per questo, il lavoratore precario può avere più esitazioni a denunciare molestie sessuali sul luogo di lavoro, proprio per paura di perdere il posto».
« Il lavoro precario ha una regolamentazione legislativa e istituzionale più debole, con standard di lavoro meno definiti – afferma Claudio Barbaranelli - ai lavoratori precari potrebbe essere impedito di fermare le molestie sessuali perché essi hanno meno accesso ai sistemi di denuncia formale nelle aziende».