​Deve 1.100 euro allo Stato, usa soltanto monete da un centesimo: «Ora vengano a prenderle»

Deve 1.000 euro allo Stato, usa soltanto monete da un centesimo: «Ora vengano a prenderle»
​Deve 1.000 euro allo Stato, usa soltanto monete da un centesimo: «Ora vengano a prenderle»
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Domenica 10 Novembre 2019, 20:03 - Ultimo aggiornamento: 20:43

Ha il rumore di 168 chili di monete rovesciate sul tavolo la protesta contro lo Stato del sindaco di un piccolo paese in provincia di Brescia. Siamo a Malegno, duemila abitanti, in Alta Vallecamonica. Il primo cittadino nei giorni scorsi ha ricevuto da Roma la notizia che dovrà restituire quanto incassato dal 'Cinque per mille' dei suoi concittadini nel 2014. Questo per aver rendicontato la spesa con venti giorni di ritardo. E così Paolo Erba, sindaco di Malegno, ha deciso di protestare riempiendo sacchi di juta con monetine da un centesimo fino all'ammontare della cifra richiesta dallo Stato: vale a dire esattamente 1.101,36 euro. «Giuro che non li ho rubati in chiesa, ma me li sono fatti dare in banca», scherza il sindaco bresciano che usa una storica immagine da cartone animato per descrivere il suo stato d'animo.

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«Vivo la sensazione di essere considerato come la Banda Bassotti che cerca di rapinare Paperon de Paperoni dei suoi sacchi pieni di monete», commenta Erba che ha incassato il sostegno della sua gente «per una battaglia che dovrebbero fare tutti i sindaci di paesi grandi come il mio». «La mia - spiega ancora Erba - è una provocazione perché voglio che qualcuno dal Ministero venga a vedere che cosa vuol dire amministrare un piccolo Comune lontano dalle città. Non politicamente, o comunque non solo politicamente, ma sopratutto per la quotidianità che sta diventando ingestibile». Tra i tanti problemi descritti dal sindaco del paese della Vallecamonica c'è quello della carenza di personale. «Abbiamo una sola ragioniera a part time e nei suoi tempi di lavoro non riesce a far tutto». Lo sfogo non si placa e l'appello è a tutti i parlamentari bresciani. «Si parla di trasparenza ma poi come si usa questa trasparenza?», è la domanda. «Non posso accettare - spiega ancora Paolo Erba - che lo Stato mi punisca così, chiedendomi di rendicontare una spesa che conosce benissimo perché è un dato pubblico che può tranquillamente conoscere in autonomia. Per venti giorni di ritardo devo restituire poco più di mille euro. Se lo Stato vuole questi soldi - conclude il primo cittadino del piccolo paese del Bresciano - venga pure in Comune a prenderli. I sacchi con le monetine sono pronti».
 

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