Meloni-von der Leyen, trattativa su migranti e Pnrr: ecco gli impegni per i cantieri

Meloni-Ue, trattativa su migranti e Pnrr. Impegni per i cantieri
Meloni-Ue, trattativa su migranti e Pnrr. Impegni per i cantieri
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Sabato 7 Gennaio 2023, 08:57 - Ultimo aggiornamento: 09:07

Pnrr e migranti. Ma anche i timori per la nuova ondata Covid, l'immancabile capitolo energia e le misure economiche comunitarie che caratterizzeranno il nuovo anno. Quando nel primo pomeriggio di lunedì la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen sarà ricevuta a palazzo Chigi da Giorgia Meloni e dal ministro Raffaele Fitto, troverà una decina di dossier ad occupare la scrivania. «Sarà un incontro a trecentosessanta gradi» garantisce chi tra gli italiani ha lavorato per favorire il vertice, ma per il governo il focus principale sarà sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Quella di lunedì infatti, è l'occasione per riprendere il pressing (assolutamente non solitario, sono almeno una decina i Paesi interessati, tra cui Spagna e Portogallo) sulle modifiche del Recovery. Anticipando i contenuti del decreto in arrivo entro gennaio per accelerare gli iter autorizzativi per l'avvio dei cantieri e riformare la governance (passaggio da concordare con Bruxelles), l'idea dell'esecutivo è dimostrare in maniera definitiva alla Commissione Ue che i ritardi nell'attuazione del piano e nell'esecuzione della spesa non sono imputabili solo alle inefficienze strutturali del Paese. 

Durante l'incontro che arriverà dopo la presentazione al Teatro Quirino del libro La saggezza e l'audacia che raccoglie i discorsi dell'ex presidente dell'Eurocamera David Sassoli, deceduto l'11 gennaio dell'anno scorso, e prima del faccia a faccia tra von der Leyen e Romano Prodi, il secondo fronte caldo della trattativa sarà invece rappresentato dai migranti. All'indomani della morte di due adulti e un bambino di un anno a Lampedusa, la Commissione ha l'intenzione di portare avanti una moral suasion senza entrare nel merito del decreto in conversione in Parlamento, ricordando all'Italia che «salvare vite in mare è un obbligo morale e legale». Il governo però tiene il punto, ribadendo la necessità di registrare a bordo delle navi le richieste d'asilo e di difendere i confini esterni, sempre sottolineando la necessità di un accordo quadro europeo che fermi gl sbarchi il prima possibile (posta la difficile posizione della presidenza di turno svedese). Tant'è che - ampiamente rivendicato come un successo nella lettura di Roma - il tema dell'immigrazione è stato inserito tra quelli all'ordine del giorno del Consiglio Ue straordinario in programma il 9 e 10 febbraio. 

Non solo.

In termini di coordinamento comunitario, tra Meloni e von der Leyen ci saranno anche prove d'intesa sulla richiesta avanzata da Roma di un provvedimento europeo per imporre l'obbligo di tampone anti-Covid ai passeggeri in arrivo dalla Cina.

Infine ci sarà spazio per intavolare un discorso su qualche ulteriore iniziativa sul fronte del caro energia dopo l'approvazione del Price cap (che porta il marchio italiano di Mario Draghi) e sulla risposta all'Inflaction reduction act americano. Quest'ultimo, targato Joe Biden, ha messo l'Europa di fronte alla fosca prospettiva di vedersi sbarrata una parte del mercato americano con una legge che prevede incentivi green. E se la task force Ue ha già ottenuto un ammorbidimento delle resistenze a stelle e strisce, von der Leyen ha ora in mente una risposta più articolata da sottoporre ai Ventisette: un nuovo regime di aiuti di Stato nelle prossime settimane e un Fondo di Sovranità europea in estate. 

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Nell'incontro con Meloni è atteso anche un facile passaggio sull'Ucraina. L'Ue infatti ha apprezzato l'atteggiamento italiano nei confronti di Kiev, così come la promessa meloniana di recarsi nel Paese prima dell'anniversario dell'invasione. Una disponibilità morale e materiale che ieri è stata anche al centro di un faccia a faccia tra il consigliere per la Sicurezza nazionale americana Jake Sullivan e Francesco Talò, il consigliere diplomatico della premier italiana. Non solo un doveroso saluto dopo i funerali di papa Benedetto XVI, ma anche l'occasione Usa per sondare il terreno sulla disponibilità di Roma ad inviare all'Ucraina veicoli corazzati da combattimento, nonché batterie di missili di ultima generazione, come già garantito da Francia e Germania.

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