Covid, medico morto perché andava a visitare i pazienti positivi. Il tribunale: «Va risarcito, è infortunio sul lavoro»

Covid, medico morto perché andava a visitare i pazienti positivi, per il tribunale è infortunio sul lavoro: va risarcito
Covid, medico morto perché andava a visitare i pazienti positivi, per il tribunale è infortunio sul lavoro: va risarcito
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Domenica 4 Settembre 2022, 17:59 - Ultimo aggiornamento: 18:03

Il medico è morto di Covid perché andava a visitare i pazienti positivi in una Rsa e per il tribunale si tratta di infortunio sul lavoro che va risarcito. Il padre, medico di famiglia, è morto di Covid ma l'assicurazione ha negato il risarcimento. La figlia del medico, una quarantenne che vive a Firenze, assistita dall'avvocato fiorentino Jacopo Pepi, si è rivolta al tribunale che ha riconosciuto il decesso come infortunio sul lavoro e condannato la compagnia assicurativa a risarcire 130.000 euro, di cui 125.000 a titolo di indennizzo e 5.000 come penale per il ritardo nella liquidazione. È quanto riferisce oggi Il Tirreno di Firenze.

Assisteva i pazienti ricoverati in una Rsa

Il medico è morto nel 2020: aveva contratto l'infezione mentre assisteva pazienti ricoverati in una Rsa del nord Italia.

Inoltre, svolgeva la sua attività andando a visitare anche i suoi pazienti a domicilio, nonostante fossero positivi.Il 21 dicembre di due anni fa, riferisce il quotidiano, l'assicurazione aveva respinto la richiesta di indennizzo evidenziando che «il Covid-19 non è un infortunio ma è una malattia», arrivando anche a contestare che il medico avesse contratto l'infezione sul luogo di lavoro.Però per il tribunale di Vercelli, a cui si è rivolta la figlia, «è dimostrato» come il medico «stesse svolgendo effettivamente e in concreto la propria attività professionale in un contesto di rischio elevato fino al momento del contagio, assistendo privati e soggetti ricoverati nelle Rsa».

Inoltre ha stabilito che la morte del Covid è per il medico un infortunio sul lavoro in virtù del decreto legge 17 del marzo 2020, relativo alle misure di potenziamento del Ssn varate per fronteggiare l'emergenza epidemiologica. «A seguito dell'introduzione di tale norma - scrivono i giudici - l'infezione da Coronavirus avvenuta in occasione di lavoro è quindi considerata infortunio a tutti gli effetti e non malattia».

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