Medici italiani oltre frontiera. Soldi e carriera,
dottori in fuga: «Meglio gli ospedali stranieri»

Medici italiani oltre frontiera. Soldi e carriera, dottori in fuga: «Meglio gli ospedali stranieri»
di Mario Fabbroni
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Martedì 4 Giugno 2019, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 6 Marzo, 23:22

Inghilterra, Svizzera e Germania in pole position. Poi Francia, Belgio e Scozia. Ma negli ultimi mesi crescono anche i Paesi arabi, Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi, Dubai e Kuwait come destinazioni professionali preferite.
I medici italiani se ne vanno, anzi fuggono all'estero perché attratti da retribuzioni migliori e concrete possibilità di carriera basate soprattutto sul merito. In dieci anni, 10.104 camici bianchi hanno lasciato l'Italia al pari di 8 mila infermieri. Ai dati della Commissione europea e del Rapporto Eurispes-Enpam, si sommano quelli di Consulcesi group secondo cui ogni anno 1.500 laureati in Medicina vanno via per frequentare scuole di specializzazione.


L'IDENTIKIT. Chi mette lo stetoscopio in valigia ha un'età che va dai 28 ai 39 anni, la meta principale è la Gran Bretagna (27% delle scelte), seguono Germania (24%) Svizzera (22%) e Francia (18%). I professionisti che espatriano sono per la maggior parte ortopedici, pediatri, ginecologi, anestesisti. La regione da cui emigrano di più è il Veneto, tanto che il governatore Luca Zaia vuole richiamare i pensionati per coprire i buchi.
ITALIANS, THE FIRST. I medici italiani sono considerati come più preparati, abituati al sacrificio e con un'ottima qualità di rapporto con colleghi e pazienti. Tra i medici europei che lasciano il loro Paese, secondo i dati della Commissione europea, il 52% è costituito da italiani, seguono i tedeschi con il 19%.
LE OFFERTE. Così agli indirizzi mail arrivano offerte sempre più allettanti. Proprio in questi giorni, raccontano dall'Azienda sanitaria di Verona, gli Emirati Arabi stanno contattando specialisti italiani e offrono dai 14 ai 20 mila euro al mese ma anche l'interprete, la casa, la scuola per i figli, assistenza e autista.
CACCIATORI DI CERVELLI. La ricerca avviene attraverso anche Linkedin o società straniere specializzate nella caccia ai cercelli. E a quanto pare l'età non importa: nel giro di poche settimane all'ospedale di Padova una nefrologa esperta ha avuto un'offerta di lavoro dalla Francia, un altro specialista di 55 anni ha ricevuto un invito in Svizzera. Una clinica a Hagen, in Renania Settentrionale-Vestfalia, offre un contratto di 5 anni per diventare specialista con uno stipendio base da minimo 4.402,38 /mese.
POCA PRATICA. Francesco Macrì Gerasoli, medico radiologo messinese, oggi lavora al Centro Universitario Ospedaliero di Nimes, nella Francia del Sud, dopo aver studiato alla Sapienza di Roma e fatto la specializzazione presso il policlinico Umberto I della Capitale: «Rispetto ai medici transalpini, quelli italiani sono più preparati ma difettano nella pratica: in Francia ci sono colleghi di 30 o 32 anni che sanno fare senza alcun problema interventi di chirurgia addominale maggiore, cosa estremamente difficile in Italia, oppure giovani oculisti che trattano la retina come se avessero una lunga esperienza. In Italia, forse, tutto questo lo si vede fare a colleghi specialisti di 50 anni e oltre».
ALLARME PENSIONATI. I sindacati dei medici come Anaao, oltre a sottolineare che per formare un medico in Italia ci vogliono 150mila euro, hanno spiegato che da qui al 2025 andranno in pensione 52mila medici e bisogna trovare il modo di sostituirne il più possibile. La principale colpa del paradosso Italia sta nel numero chiuso universitario per l'accesso alle professioni sanitarie, che sta già portando alla creazione di zone prive di medici. Una specie di deserto sanitario.
IL MODELLO FERRARA. Per invertire la tendenza, a Ferrara stanno provando un modello ispirato alla Francia che salta l'ostacolo dei quiz di accesso alla facoltà di Medicina ma impedisce la prosecuzione degli studi a coloro che non sostengono almeno 4 esami in un anno con una media-voto del 27. Gli inadatti vengono trasferiti nel Corso di Biotecnologie Mediche, che a sua volta però ha un numero di posti predefinito. Funzionerà?

mario.fabbroni@leggo.it
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