Lucio Arcidiacono, il colonello che ha fermato Messina Denaro: «Non sembrava il classico mafioso. Mi ha detto “Sai già chi sono io”»

Lucio Arcidiacono, il colonello che ha fermato Messina Denaro: «Non sembrava il classico mafioso. Mi ha detto “Sai già chi sono io”»
Lucio Arcidiacono, il colonello che ha fermato Messina Denaro: «Non sembrava il classico mafioso. Mi ha detto “Sai già chi sono io”»
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Martedì 17 Gennaio 2023, 11:42

Lo cercava da otto anni, tante volte lo ha persino sognato, e ieri mattina si è trovato di fronte a un uomo che già gli sembrava di conoscere perfettamente. Quasi uno di famiglia, del quale ha riconosciuto lo sguardo, i movimenti e persino la voce. E Matteo Messina Denaro ha dimostrato di conoscerlo ugualmente: senza dirlo apertamente ma con la prima risposta lo ha dimostrato praticamente subito. Il colonnello Lucio Arcidiacono, che comanda il Reparto investigativo del Ros, è l’uomo che per primo si è avvicinato al super latitante. Si potrebbe dire che è l’uomo che gli ha stretto le manette ai polsi ma questa volta le manette non sono state utilizzate. E’ lui, insomma, che gli ha fatto la domanda che ha messo fino all’epopea della primula rossa imprendibile. 

Cosa le ha risposto Matteo Messina Denaro quando si è avvicinato e gli ha chiesto se fosse lui?
«Mi ha detto “Lei già sa chi sono io”».

Con questa risposta le ha voluto dimostrare che anche lui sapeva chi aveva di fronte?
«Certo non me lo ha detto direttamente ma la sensazione che anche lui conoscesse perfettamente la persona che aveva di fronte l’ho avuta chiaramente. Anche perché da molti anni mi occupavo delle indagini, più volte ho testimoniato in tribunale. Per cui è comprensibile che anche lui avesse studiato i volti di quelli che considerava suoi nemici».

Quando ha avuto la certezza che tutta quella fatica era finita?
«Solo quando ha ammesso chiaramente di essere lui. Ma già quando lo avevo visto da vicino mi ero reso conto che era fatta, che avevamo fatto tutto per bene. D’altronde il suo volto era inconfondibile. E comunque l’uomo che abbiamo finalmente catturato rappresenta l’esatto opposto dello stereotipo del mafioso: espressioni moderate, tono di voce basso e pacato.

Sempre gentile».

Era proprio come se l’aspettava? 
«Identico al Matteo Messina Denaro che avevo fisso in mente, all’uomo al quale ho pensato insistentemente in tutti questi anni. L’ultimo identikit era stato realizzato alla perfezione». 
Nel corso delle ultime clamorose catture abbiamo visto gli ufficiali dell’Arma con il passamontagna sul volto.

Come mai lei si presenta così? Non ha paura?
«Non c’entra niente la paura. Oramai mi occupavo di questa indagine da tanti anni e ci ho messo la faccia tante volte. Diciamo che l’ho affrontata a viso aperto». 

A chi ha pensato appena ha concluso l’operazione?
«Prima di tutto al maresciallo Filippo Salvi che è morto nel 2007, cadendo in un dirupo a Bagheria. Non era impegnato in un’operazione qualsiasi. Stava lavorando per piazzare una telecamera nell’ambito di questa stessa indagine. Oggi gli abbiamo reso onore».

Non ha pensato alla sua famiglia che ha sopportato i sacrifici di questo lavoro lunghissimo e complicatissimo anche nel periodo delle festività natalizie?
«A loro il mio grazie lo dirò di persona, magari stasera quando torno a casa». 

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