La morte di Martina Scialdone, l'avvocatessa di 34 anni uccisa a colpi di pistola fuori dal ristorante Brado di via Amelia 42, ha sconvolto Roma e il quartiere Tuscolano. In pochi, tra residenti, conoscenti, amici e colleghi, riescono a credere a quanto fatto dall'ex compagno della donna, Costantino Bonaiuti, la cui relazione con Martina era finita da poco.
Chi è il killer, la malattia e il poligono
Come scrive oggi Flaminia Savelli sul quotidiano Il Messaggero, gli inquirenti stanno ricomponendo i pezzi intorno al dramma di venerdì notte, per sapere cosa c'è dietro quel colpo di arma da fuoco sparato al petto della giovane donna dal 62enne Bonaiuti, ingegnere e sindacalista di AssiVolo, sindacato dei quadri Enav. Insieme a Martina da qualche anno, da due anni (dal lockdown) aveva ottenuto di lavorare in smart working, dopo aver saputo di essere malato di tumore ai polmoni.
La storia con Martina finita da pochi mesi
Padre italiano e madre eritrea, rientrati in Italia a metà anni '70, Bonaiuti viene da una famiglia numerosa, con otto figli. La sua vita però, spiega ancora Il Messaggero, è segnata dai lutti: un fratello morto in un incidente stradale, due sorelle che si sarebbero suicidate a distanza di pochi mesi. E poi l'incontro con Martina, con cui le cose andavano bene fino alla scorsa estate: negli ultimi mesi la crisi e la fine della relazione, a cui non sarebbe riuscito a rassegnarsi, tanto da non uscire più di casa. Fino alla decisione terribile di impugnare la sua calibro 22 e toglierle la vita.
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