Il marito prova a ucciderla e si suicida ma ora Sonia è minacciata dai suoceri: «Finiremo noi il lavoro»

Il luogo del tentato femminicidio
Il luogo del tentato femminicidio
di Viviana De Vita
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Martedì 24 Gennaio 2023, 13:55

Tentò di uccidere la moglie e poi si tolse la vita impiccandosi. Era il febbraio 2020: il cadavere di Massimo Salvatore, 38 anni, fu trovato dai carabinieri senza vita in un terreno agricolo a Olevano sul Tusciano, in località Salitto. La moglie, Sonia Bianchi, appena 33 anni e madre di due bambini, si salvò per miracolo. Aveva denunciato più volte quel marito violento ma le sue richieste di aiuto erano cadute nel vuoto. Oggi, a distanza di tre anni da quella tragedia, il suo calvario non può dirsi concluso perché quelle stesse minacce che le rivolgeva il marito oggi le vengono indirizzate dal suocero che, subito dopo la tragedia, ha iniziato a perseguitarla: «Finisco il lavoro iniziato da mio figlio, è meglio che ti guardi le spalle».



Ma c'è di più perché a tormentare la donna, già prima che il marito provasse ad ucciderla, c'era anche la suocera: «Mio figlio fa bene come si comporta, ti dobbiamo uccidere, sei una poco di buono.

Tu sei una sporca, hai gli amanti: ora chiamo mio figlio e ti faccio vedere cosa ti fa passare». Era il 21 gennaio 2020: quelle minacce di morte rivolte alla giovane dalla suocera erano più che fondate.

Esattamente un mese dopo, il 20 febbraio, si consumò la tragedia. Ora quelle pesantissime minacce sono confluite in due distinti procedimenti pendenti entrambi davanti ai giudici del tribunale di Salerno. Quello a carico della suocera - Graziella Mastrangelo Fago, accusata delle minacce precedenti al tentato femminicidio - è davanti alla dottoressa Sessa; l'altro, invece, a carico del suocero - Mario Salvatore - doveva aprirsi ieri ma è stato rinviato a causa dell'omessa notifica alla vittima, Sonia Bianchi, rappresentata dall'avvocato Valentina Restaino.

Nei due fascicoli è ricostruito il calvario della giovane madre perseguitata dai familiari del suicida che, soprattutto dopo la morte del figlio, non hanno esitato ad attribuire alla donna la responsabilità per l'impiccagione dell'uomo. La donna, già provata nel fisico e nella mente dalle conseguenze del tentato omicidio, ha vissuto per mesi nel terrore che potesse accaderle qualcosa e in un paese così piccolo come quello di Olevano, la sua vita è diventata impossibile. Un dramma familiare sommerso quello consumatosi per anni nella piccola frazione di Olevano salito alla ribalta della cronaca nel febbraio 2020 quando, al culmine di una furiosa lite, Massimo Salvatore che non si rassegnava all'idea di perdere sua moglie che separarsi, la colpì alla gola con un coltello prima di togliersi la vita. A far scattare i soccorsi furono alcuni vicini di casa della coppia, in via del Tasso, nel borgo Capocasale di Salitto.
 

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