Sulla rivista dell'Accademia americana delle scienze (Pnas), il gruppo guidato da Moon-shong Tang ha osservato in laboratorio effetti simili a quelli visti sul Dna dei topi anche nelle cellule umane di polmoni e vescica, se esposte alla nicotina e a un prodotto carcinogeno derivato dalla nicotina, l'nnk (chetone nicotina-derivato della nitrosammina).
Nelle cellule umane si è rilevato anche un maggior tasso di mutazione e trasformazione in cellule tumorali. Ciò significa che il fumo della sigaretta elettronica non è scevro di danni. «Modifica la struttura del Dna e la sua capacità di ripararsi», osserva Gerry Melino, biologo molecolare dell'università di Roma Tor Vergata. «Non è stata dimostrata una cancerogenesi vera e propria, ma si è visto - rileva - che il fumo delle e-cig altera alcune basi del Dna, in particolare la guanosina, in più organi: oltre che nei polmoni, molto sensibili al fumo, nella vescica e nel cuore».
Per Fabio Beatrice, otorilangoiatra dell'Università di Torino, resta il fatto che «le sigarette elettroniche producono sostanze nocive in misura di almeno il 95% inferiore rispetto al normale fumo da combustione dei prodotti del tabacco tradizionale» e costituiscono di conseguenza «una formidabile alternativa per tutti i fumatori incalliti che non riescono o che non vogliono smettere di fumare». Da un anno, infine, le sigarette elettroniche sono all'esame della Food and Drug Administration, l'agenzia Usa che regola i farmaci, per il rischio di esplosione delle loro batterie. Rimandata invece la decisione sulla commercializzazione oltreoceano dei dispositivi Iqos, che scaldano il tabacco senza bruciarlo. Per l'Fda non ci sono ancora prove sufficienti che le e-cig aiutino a ridurre il rischio di malattie da tabacco.
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