Elezioni regionali 2020, Lega, il processo a Salvini: basta con Papeete e riciclati. Idea Zaia candidato premier

Matteo Salvini
Matteo Salvini
di Emilio Pucci
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Mercoledì 23 Settembre 2020, 00:50 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 07:40

 Il primo appuntamento è a Catania. Dal primo al 3 ottobre tutta la classe dirigente leghista soggiornerà a pochi passi dal Tribunale dove comincerà il processo “Open Arms”. Si era pensato ad un presidio, si virerà su un comizio sul palco di fronte al mare e su una due giorni di dibattiti alla Vecchia Dogana della città.

Solidarietà massima per Salvini che pensava ad una spallata al governo e si ritrova a doversi difendere da una spallata giudiziaria «perché è chiaro – ha spiegato ai suoi – che ora punteranno a defenestrarmi». 
Il segretario della Lega affila le armi. All’interno della coalizione di centrodestra, addossando la colpa a Fdi che non ha sfondato in Puglia e a FI che continua a perdere consensi.
 

Lega, processo a Salvini

La strategia è quella di puntare ad un partito che abbia sempre più l’impronta della società civile, che guardi anche al centro e soprattutto alle imprese, sostituendo in tempi brevi Berlusconi con Toti, con un patto con i governatori, a partire da quello ligure, per marcare stretto i territori e pensare già alla prossima battaglia, ovvero le amministrative, considerato che l’anno prossimo si voterà nelle maggiori città, da Milano a Roma, e la Lega farà pesare la sua voce sui candidati. «Un ripensamento come centrodestra sull’offerta che abbiamo proposto ai pugliesi e ai campani evidentemente va fatta» è l’analisi delle urne dell’ex responsabile dell’Interno che rimarca la crescita di voti: «Vorrei perdere sempre così. Avremo 24 consiglieri in più». Analisi che Matteo farà oggi con i suoi in una riunione – presenti tutti i segretari regionali – convocata per serrare le fila. «Il leader resto io», taglia corto. «Chi si lamenta ed evoca malumori è chi ha già fallito. Sono i grandi vecchi che poi restano dietro le quinte», sottolineano i fedelissimi.


Ma il malcontento c’è. Senza che nessuno metta in discussione chi ha lo scettro del comando. È però come esercita quel comando che non va giù a tanti big e peones. Innanzitutto quel nome che gli ha affibbiato la Bestia di Morisi. Il Capitano? «Lui è il segretario – dice un salviniano - dovrebbe evitare di circondarsi di chi scrive sui social che “l’aria è buona”, tifa per la Nutella e va avanti per slogan, serve la politica».

Ma la critica più forte sotto traccia è legata ai cosiddetti riciclati, a coloro a cui l’ex ministro ha aperto le porte, soprattutto al Sud. «C’è una nuova classe dirigente che non va, inutile che arrivino dappertutto i commissari», la tesi. L’esempio che arriva da un esponente di primo piano è legato alla Puglia dove la Lega è andata sotto il 10%: «Lì comanda l’europarlamentare Casanova. E’ lui che ha rovinato Matteo con la storia del Papeete. Sono simboli che si attaccano addosso». Sulla stessa lunghezza d’onda un altro deputato: «Basta con i nani e le ballerine. Pensare che Salvini possa ascoltare lui e non Giorgetti fa un po’ rabbia». Il refrain è che è stata messa in panchina gente come Garavaglia e che anche l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio sia poco ascoltato. 

RUOLI
In realtà pochi hanno da ridire sul progetto della Lega nazionale (non così la vecchia guardia), tanti però gli suggeriscono di stare attento «agli imbarcati». E di risolvere anche il derby con Zaia. Perché – è considerazione unanime – il Doge mai farà uno sgarbo al leader, ha un debito di riconoscenza visto che ai tempi di Tosi si schierò sulla sua parte. Altra cosa però è non riconoscergli appieno il suo valore. Salvini si recherà presto in Veneto «ma avrebbe dovuto farlo già ieri, per mettere il cappello sulla vittoria», osserva un big del partito di via Bellerio. Nella Lega non si esclude l’eventualità che possa essere Zaia il candidato premier. «Se dovesse essere lui la figura più indicata non ci sarebbe niente di male e anzi Matteo dovrebbe, nel caso, promuovere questa opportunità, non stopparla», sottolinea un altro dirigente.
 

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