L'Aquila, lo curano per polmonite
ma era solo un nocciolo di ciliegia

L'Aquila, lo curano per polmonite ma era solo un nocciolo di ciliegia
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Lunedì 26 Ottobre 2015, 20:26 - Ultimo aggiornamento: 20:59
L'AQUILA - Cinque mesi di cure con forti dosi di cortisone per curare una sospetta polmonite non sono stati sufficienti ad uomo di 50 anni di Aielli (L'Aquila) per guarire. Ma è bastato un colpo di tosse, più forte del normale, per fargli espellere un nocciolo di ciliegia, ingerito qualche mese prima, che gli aveva provocato il danno polmonare.



L'uomo, dopo un calvario attraverso ospedali e cliniche private non era riuscito a venire a capo della sua malattia, che lo aveva costretto al letto e a pensare a mali angosciosamente irreversibili. I raggi x a cui era stato sottoposto avevano evidenziato un'anomalia polmonare, ma a nessun medico era venuto il sospetto che potesse trattarsi di un nocciolo di ciliegia. Alla vigilia di un'ulteriore esame diagnostico, l'uomo, ricoverato in una clinica privata di Avezzano, ha avuto un accesso di tosse nella notte, durante il quale ha espulso dalla bocca la causa del suo male.
I medici ritengono estremamente raro il fatto che un nocciolo ingoiato insieme al frutto possa finire nelle vie respiratorie e questo aveva depistato le diagnosi mediche che fino a quel momento erano state formulate. L'uomo adesso è completamente guarito ed è ritornato a svolgere le sue attività lavorative. «Credo che sia stato un miracolo di Padre Pio - ha dichiarato l'uomo - al cui santuario, a San Giovanni Rotondo, mi ero recato per ben tre volte in bicicletta partendo dall'Abruzzo. Sarà stato per la febbre alta o per altro, sta di fatto che, contemporaneamente al colpo di tosse che mi ha liberato dal nocciolo, ho visto la stanza illuminarsi nell'oscurità».
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