Inchiesta tangenti, Lupi non molla
"Mai fatto pressioni per mio figlio"

Inchiesta tangenti, Lupi non molla "Mai fatto pressioni per mio figlio"
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Mercoledì 18 Marzo 2015, 15:27 - Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 14:32
MILANO - Maurizio Lupi non lascia. Il ministro delle Infrastrutture non è indagato e ritiene di aver spiegato gli elementi che lo vedono coinvolto nell'inchiesta sugli appalti per le grandi opere che ha portato in carcere Ettore Incalza, già capo della Struttura tecnica di missione al ministero.



«Voglio andare in Parlamento a riferire sulle scelte», ha detto Lupi a Milano. «Devo dare - ha aggiunto - tutte le risposte politiche e individuali, la maggioranza valuterà sulle mie parole».



«Io chiedo scusa innanzitutto alla mia famiglia, ai miei amici, alle persone che credono in me e quindi agli italiani. Se avessi fatto o se fosse riscontrato che abbia fatto qualsiasi gesto che sia sbagliato e irresponsabile, finché io ritengo di non aver fatto nessuno di questi gesti, quando si dimostrerà esattamente l'opposto ne prenderò atto, perché sarebbe giusto non solo prendere atto ma anche chieder scusa a tutti», ha aggiunto Lupi.



«Renzi non mi ha chiesto nessun gesto spontaneo: io credo che debba dare come è giusto che sia tutte le risposte politiche perché ho letto da più parti osservazioni e domande giustissime sulla politica del ministero», ha sostenuto Lupi aggiungendo che risponderà «anche alle domande più puntuali che sono emerse dalle intercettazioni».



«Io credo che da quando sono uscite le carte dell'inchiesta e gli arresti di lunedì ognuno di noi debba fare delle riflessioni rispetto al lavoro forte e importante che ha fatto», ha continuato rispondendo a una domanda sull'ipotesi che nella notte appena trascorsa abbia pensato alle dimissioni.



«Non ho mai fatto pressioni per chiedere l'assunzione di mio figlio e quindi non ci potrà mai essere alcuna intercettazione su questo», ha affermato ancora il ministro delle Infrastrutture. «Anche perché - ha aggiunto - mio figlio non ne aveva bisogno».



«Non avrei mai accettato un orologio. E non mi serve», ha detto ancora Lupi, sul regalo per suo figlio che, secondo quanto si legge nell'ordinanza del giudice di Firenze, alcuni arrestati avrebbe detto di avergli fatto.



«Partire dalla presunzione di colpevolezza o di innocenza mi sembra un errore poi se volete facciamo un processo mediatico», ha insistito il ministro, che ha spiegato come secondo lui «la prima cosa giusta da fare da parte della maggioranza, dell'opposizione e anche mia è quella di spiegare le ragioni e verificare se queste sono plausibili e quindi tirare le conseguenze. Quindi la maggioranza si spaccherà o meno, così come l'opposizione se quello che si dirà sarà convincente o non convincente».



All'inaugurazione della rassegna Made expo alla Fiera di Milano il ministro delle Infrastrutture è stato sporadicamente contestato da alcuni espositori e persone del pubblico. Qualcuno gli ha gridato «vergogna» e «dimettiti» senza ricevere risposte dal ministro che poi ha lasciato la Fiera.



«Ci sono aspetti da chiarire, bene la disponibilità a farlo. Ascolteremo il chiarimento del ministro, poi faremo le nostre valutazioni». Così il presidente del Pd, Matteo Orfini, risponde a chi alla Camera lo interpella sulla vicenda che coinvolge Lupi.



«Noi lo sosteniamo, abbiamo piena fiducia in lui e Lupi non ha pensato a dare le dimissioni», ha detto il leader Ncd e ministro dell'interno, Angelino Alfano.



Ma una «valutazione» è in corso, dichiara Graziano Delrio. Parole che fanno pensare a molti a un pressing in atto per il passo indietro. Mentre dalla Puglia è circolata in serata, rilanciata da un editoriale di Mentana su la7, la voce di una telefonata del premier a Michele Emiliano per proporgli un posto nell'esecutivo. Voce che il candidato del Pd in Puglia smentisce nettamente spiegando di non sapere se Renzi lo voglia al governo: ma se anche così fosse - aggiunge - non rinuncerebbe mai alla candidatura nella sua regione.



Matteo Renzi ieri ha sentito più volte in giornata Lupi, perché la vicenda è diventata in poche ore bufera politica, con Sel, Lega e M5s che presentano una mozione di sfiducia.



Ettore Incalza e l'imprenditore Stefano Perotti, i due nomi centrali nell'inchiesta sui grandi appalti che vede indagate 51 persone, sono in carcere: oggi ci sarà l'interrogatorio di garanzia dell'ex superdirigente delle Infrastrutture. Ma sul banco degli imputati di quella che Famiglia Cristiana definisce una «Tangentopoli permanente» e il presidente della Cei Angelo Bagnasco un «malesempio che sembra un regime», è ancora una volta la politica.



«Lupi deve dare spiegazioni, dimettersi e restituirci fino all'ultimo centesimo tutti i quattrini», ha attaccato Beppe Grillo. Il passo indietro è dovuto, concorda Nichi Vendola. E se Matteo Salvini si è spinto fino a tirare in ballo anche Angelino Alfano, Sel, M5S e Lega alla Camera hanno presentato una mozione di sfiducia.



«Lupi ha già avuto troppo spazio, anche sui giornali. Noi chiediamo, se non si dimette, la calendarizzazione delle mozioni di sfiducia» nei confronti del ministro. Così il deputato M5S Carlo Sibilia intervenendo in Aula alla Camera dopo la richiesta della Lega e di Sel affinché il ministro venga a riferire in Aula.
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