Inchiesta Covid, indagati ex ministri Speranza, Grillo e Lorenzin: «Non rinnovarono il comitato nazionale pandemia»

Il trasferimento è legato alla competenza territoriale. In particolare, sono indicati come «responsabili dell'omessa istituzione, rinnovo del comitato nazionale per la pandemia».

Inchiesta Covid, fascicolo a Roma: indagati ex ministri Speranza, Grillo e Lorenzin
Inchiesta Covid, fascicolo a Roma: indagati ex ministri Speranza, Grillo e Lorenzin
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Mercoledì 8 Marzo 2023, 19:11

La procura di Bergamo ha trasmesso un fascicolo a Roma con una decina di indagati, tra cui gli ex ministri Roberto Speranza, Beatrice Lorenzin e Giulia Grillo nell'ambito dell'indagine sul Covid. Il trasferimento è legato alla competenza territoriale. In particolare, sono indicati come «responsabili dell'omessa istituzione, rinnovo del comitato nazionale per la pandemia». 

Sileri chiese ricognizione sui reparti di malattie infettive

L'11 febbraio 2020, una decina di giorni prima del primo caso Covid accertato a Codogno, l'allora viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri chiese di «effettuare una ricognizione sui reparti di malattie infettive esistenti, sul numero dei posti letto dedicati 24ore su 24, sul numero dei respiratori e di personale disponibile».

Emerge dal «resoconto» della «task force» del Ministero, agli atti dell'inchiesta dei pm di Bergamo. Giuseppe Ruocco, all'epoca segretario generale del Ministero e tra i 19 indagati, come riportato nelle carte, avrebbe risposto che era «sufficiente» una «mappatura rispetto ad uno scenario di bassa gravità».

I resoconti delle task force ministeriali sono stati acquisiti dagli inquirenti che indagano sulla gestione della pandemia e sono anche alla base di una serie di domande poste nelle decine di verbali agli atti dell'indagine. I pm chiedono, infatti, a Ruocco «quali erano le informazioni in suo possesso per sminuire la richiesta del Viceministro e per ipotizzare uno scenario di bassa gravità». E Ruocco, sentito il 18 gennaio 2021, risponde: «I resoconti venivano redatti da funzionari del Gabinetto del Ministero e non ci venivano trasmessi e dico che potrebbero anche contenere inesattezze».

E comunque, aggiunge, «si stava già provvedendo ad effettuare una mappatura della rete». Su quelle richieste di Sileri (non indagato) è stato ascoltato anche Agostino Miozzo, componente del Cts e anche lui tra gli indagati, il quale ha spiegato che l'allora viceministro «ci rappresentò le preoccupazioni che erano emerse dal suo viaggio» in Cina in quei giorni «e la necessità di attrezzarci immediatamente con l'acquisto di Dpi e ventilatori». Queste circostanze «ci furono rappresentate - ha detto Miozzo - i primi di febbraio in task force, fu molto preciso».

E «rispetto a quello che furono le preoccupazioni di Sileri - ha proseguito - non ci fu una specifica discussione sul punto, né furono in quella sede assunte inziative». I pm hanno anche acquisito il resoconto di una task force del 7 febbraio 2020 dal quale risulta che il direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito (indagato), avrebbe detto che «il virus non è arrivato in Italia». E un'altra dichiarazione dell'Istituto superiore di sanità (non attribuita ad una persona in particolare) nella quale si diceva, sempre il 7 febbraio, che «oggi in Italia non c'è circolazione del virus». E i pm chiedono a Ruocco: «Avevate effettuato dei test per fare queste affermazioni?». E lui: «Ipotizzo siano state fatte su base clinica». 

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