Ignazio La Russa, chi è il nuovo presidente del Senato. Avvocato, la militanza nel MSI e la fondazione di FdI insieme a Meloni

Fedelissimo di Giorgia Meloni, il suo nome per Palazzo Madama era uno dei punti fermi nelle trattive del centrodestra

Ignazio La Russa, chi è il nuovo presidente del Senato. Avvocato, la militanza nel MSI fino alla fondazione di FdI insieme a Meloni
Ignazio La Russa, chi è il nuovo presidente del Senato. Avvocato, la militanza nel MSI fino alla fondazione di FdI insieme a Meloni
di Fausto Caruso
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Giovedì 13 Ottobre 2022, 14:49 - Ultimo aggiornamento: 14:50

Ignazio la Russa è il nuovo presidente del Senato. Sistemata la prima casella del totonomi impazzato fin dal giorno successivo alla vittoria del centrodestra. Giorgia Meloni può dunque ritenersi soddisfatta di essersi assicurata per un suo fedelissimo la seconda carica dello Stato e ora può continuare a condurre con piglio più sicuro le trattive per i ministeri. Ma chi è il nuovo presidente del Senato?

La carriera da avvocato e la politica

Figlio del senatore del Movimento Sociale Italiano Antonino La Russa, Ignazio La Russa nasce a Paternò, in provicnia Catania, nel 1947. Sposato, con tre figli, studia prima in un collegio della Svizzera tedesca per poi laurearsi in giurisprudenza all’Università di Pavia. Alla passione politica che persegue fin da giovanissimo, tanto che nel 1971 diviene responsabile del Fronte della gioventù, il ramo giovanile nel MSI, associa la carriera da avvocato, che lo vede protagonista nella coda giudiziaria degli anni di piombo. Tra il 1987 e il 1990 fu l’avvocato della famiglia di Sergio Ramelli, un giovane militante del Fronte della Gioventù ucciso da un commando di Avanguardia Operaia nel 1975 e difesnore delle parti civili nel processo per l'omicidio di Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola, due milintani missini di Padova, il primo assassinio rivendicato dalle Brigate Rosse nel 1974.

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La carriera politica vera e propria inizia con le elezioni regionali lombarde del 1985 in cui viene eletto consigliere. Riconfermato nel 1990, nel 1992 sbarca in Parlamento, alla Camera, tra le fila del MSI. Due anni più tardi segue convintamente Gianfranco Fini nella scelta di svincolare definitivamente il partito dai richiami post fascisti e fondare Alleanza Nazionale, di cui La Russa presiede l’assemblea congressuale che ne sancisce la nascita nel 1995.

Tra il 2001 e il 2003 sarà anche capogruppo del partito alla Camera.

Il neo-presidente del Senato continua a seguire la parabola politica della destra italiana anche nella scelta di far confluire An nel Popolo delle Libertà di Silvio Berlusconi. Durante il quarto governo del Cavaliere tocca quello che fino a ieri era stato l’apice della sua carriera istituzionale. Tra il 2008 e il 2011 è Ministro della Difesa: in queste vesti convince Berlusconi a partecipare all’intervento internazionale in Libia contro Gheddafi nella primavera del 2011, fonda la società Difesa Servizi S.p.A col fine di valorizzare i beni del ministero e ottiene il riconoscimento del 17 marzo come festa della proclamazione del Regno d’Italia.

 

Fratelli d’Italia

Dopo la caduta del governo Berlusconi in seguito alla crisi dello spread nel novembre 2011 lascia il Pdl e l’anno successivo, insieme a Giorgia Meloni e Guido Crosetto, fonda Fratelli d’Italia, con cui viene rieletto deputato nel 2013. Alle scorse elezioni, dopo 26 anni passati a Montecitorio viene eletto senatore, divenendo anche vicepresidente di Palazzo Madama, di cui da oggi, riconfermato per la XIX legislatura, occupa lo scranno più alto.

Nel corso della sua carriera non sono mancate polemiche, soprattutto nei momenti in cui La Russa ha difeso alcune idee storiche del centrodestra, come la contrarietà alle adozioni omosessuali e la proposta, arrivata durante la pandemia, di rendere il 25 aprile la festa «del ricordo delle vittime di tutte le guerre, comprese quelle del Coronavirus». Guai sono arrivati anche dalla famiglia quando il fratello Romano, consigliere regionale lombardo, è stato immortalato in un video in cui si produceva nel saluto fascista al funerale del Fratello Stabilini. Gesto da cui Ignazio si è dissociato definendolo un «grave errore».

Durante l’ultima campagna elettorale è stato uno dei più stretti collaboratori di Giorgia Meloni nelle trattive con gli alleati per la formazione del governo e la sua elezione come presidente del Senato è sempre stato un punto fermo della leader di FdI che lo vede come una figura di garanzia.

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