Gai Mattiolo assolto, non fu bancarotta
"Ho pianto, l'arresto mi ha segnato"

Gai Mattiolo assolto, non fu bancarotta "Ho pianto, l'arresto mi ha segnato"
di Valeria Arnaldi
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Martedì 28 Aprile 2015, 09:34 - Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 11:32
MILANO - Assolto dopo sette anni: Gai Mattiolo, la sentenza è stata la fine di un incubo? «Esattamente. Io non ero in aula e quando il mio avvocato mi ha inviato un sms con scritto "Assolto... assolto", lo confesso, sono scoppiato a piangere. La Giustizia, in cui ho sempre confidato, finalmente mi ha dato ragione».



Una "ragione" arrivata dopo un periodo molto lungo...

«Lunghissimo. Sono sette compleanni, sette feste natalizie, sette celebrazioni di Pasqua e, nel mio lavoro, ben quattordici collezioni. Sono ancora sotto shock».



Come ricorda il giorno dell'arresto?

«Il campanello ha suonato. Erano gli agenti della Guardia di Finanza venuti per arrestarmi. Ero impietrito. A modo loro, sono stati gentili, hanno capito il mio stato d'animo. Poi mi sono stati dati i domiciliari per quattro mesi. In tutti questi anni, ho continuato a lavorare per non pensare a quello che stava accadendo. Fortunatamente, ho sempre sentito il sostegno dei miei clienti».



Quanto si è sentito penalizzato nel lavoro?

«Tanto. Non sa quante volte, durante incontri di lavoro, anche all'estero, mi sono chiesto se la persona che avevo davanti sapesse delle accuse, se ne dovessi parlare io, se mi stesse giudicando colpevole. Un disagio di questo tipo ti impedisce di tenere sotto controllo la situazione».



E dal punto di vista di business e entrate?

«Sono stato danneggiato in modo evidente. Tutta questa storia mi ha portato pubblicità negativa. A risanare il danno è stata la mia creatività e di questo sono contento, ma l'arresto è arrivato in un momento particolarmente importante della mia carriera. Se non ci fosse stato, chissà fino a dove sarei arrivato...».



Ha già fatto una stima dei danni?

«Ancora no, è presto, ma sono sicuramente molto ingenti».



Pensa di chiederne conto?

«Non ho ancora deciso, lo valuterò poi con il mio avvocato. D'altronde, non so nemmeno se ci sarà un appello. Io sono uno stilista, non mi intendo di queste cose. Parole come avvocato, pm, appello, prima le sentivo solo nei film».



Evidenti le ricadute economiche dunque, e quelle emotive?

«A tutt'oggi, io sobbalzo quando sento il campanello. Ho bisogno di sapere subito chi è. Prima pensavo: non ho fatto niente, non mi può succedere nulla. Oggi, mi dico: non ho fatto niente ma mi hanno arrestato. Poi è stata fatta giustizia ma i tempi sono stati lunghi...».



In sette anni, ha mai avuto paura di ciò che sarebbe potuto accadere?

«Sapevo di essere innocente e, quindi, ho sempre avuto fiducia. Però, certo, la paura c'era. Il mio avvocato mi rassicurava, diceva sempre: si capirà la verità. Per chi non è un criminale, è difficilissimo vivere un'esperienza del genere».



Il suo caso è diventato subito notizia: si è sentito condannato prima della sentenza?

«Molti hanno raccontato l'arresto, lasciandomi poi in pace. Altri sono tornati ciclicamente a occuparsene, anche dando informazioni inesatte. Persone con le quali avevo lavorato hanno raccontato storie false, solo per farsi pubblicità».



A distanza di tempo, ha capito come ha fatto a trovarsi in questa situazione?

«Me lo sono chiesto tante volte, senza riuscire mai a darmi una risposta».



Qualcosa in indagini e processo, non le è parso corretto?

«Sono rimasto spiazzato dalle modalità di indagini. Prima dell'arresto, nessuno mi ha chiesto nulla. Mi accusavano nel 2008 di qualcosa che dicevano essere stato commesso nel 2006, non avrebbero potuto chiedermi chiarimenti? L'arresto fa crollare il mondo addosso a una persona».
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