Francia, primo turno delle legislative:
si profila un trionfo di Macron

Francia, primo turno delle legislative: si profila un trionfo di Macron
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Domenica 11 Giugno 2017, 09:49 - Ultimo aggiornamento: 10:25
La Francia torna oggi alle urne - poco più di un mese dopo il voto per l'Eliseo - per le elezioni legislative, con il ballottaggio previsto il 18 giugno. Un appuntamento decisivo, che chiude il processo elettorale iniziato il 23 aprile scorso con il primo turno delle presidenziali. I sondaggi prevedono un trionfo per il movimento del presidente Emmanuel Macron, la Republique en Marche (Rem): secondo le ultime rilevazioni, potrebbe conquistare tra i 397 ed i 427 seggi su un totale dei 577 seggi. Sulla linea di partenza sono schierati quasi 8mila candidati ad un seggio parlamentare. Come si vota per le legislative? Il voto per il rinnovo dell'Assemblea nazionale è organizzato per circoscrizioni, 577 in tutto, 11 delle quali all'estero, che esprimono i 577 deputati della camera. Ogni elettore fa capo ad una circoscrizione - a sua volta spesso nata dalla suddivisione di un dipartimento - all'interno della quale si affrontano candidati di tutte le formazioni politiche che sono riuscite a presentarne uno.

Si vota secondo un sistema uninominale maggioritario a doppio turno. La circoscrizione può andare ad un solo candidato, quello che ha ottenuto una maggioranza dei voti e che conquista il seggio a nome della sua formazione politica. Esistono regole di qualificazione precise: un candidato può vincere fin dal primo turno se ottiene il 50% dei voti espressi che rappresentino almeno il 25% degli aventi diritto. Diversamente dalle presidenziali, risulta dunque determinante il tasso di astensione. Se nessun candidato soddisfa queste condizioni, viene organizzato un secondo turno: la regola per qualificarsi non è quella di ottenere uno dei due primi risultati ma di ottenere i voti di almeno il 12,5% degli aventi diritto. Può dunque accadere che vi siano tre, quattro candidati al secondo turno. Vince tra loro chi arriva primo.

L'obiettivo dei partiti è quello di ottenere almeno 289 deputati (quindi vincere in 289 circoscrizioni) per aver la maggioranza assoluta all'Assemblea nazionale e potere così applicare il programma senza dover negoziare con le altre formazioni politiche. Dal 2002 l'astensione alle legislative continua ad aumentare e nel 2012 ha raggiunto il doppio di quelle delle presidenziali. Eppure, un presidente eletto non può muoversi senza avere una maggioranza all'Assemblea nazionale. Secondo la costituzione è il governo a decidere la politica del paese e l'assemblea a votare le leggi. Se una maggioranza di deputati appartiene ad una famiglia politica diversa da quella del presidente il governo avrà lo stesso colore politico dell'assemblea e la politica attuata sarà quella della maggioranza parlamentare e non quella del capo dello stato. Questo è accaduto con le tre coabitazioni (1986-88, 1993-95 e 1997-2002).

Per evitare il rischio che il potere si configuri in questo modo, Jacques Chirac e Lionel Jospin hanno voluto riformare il mandato del presidente della Repubblica per allinearlo alla durata del mandato dei deputati.
Prima del 2002 le elezioni legislative si svolgevano durante il settennato e facevano correre il rischio di perdere la maggioranza parlamentare. Dal 2002, l'elezione dei deputati si tiene subito dopo le presidenziali e ha sistematicamente garantito, finora, una maggioranza assoluta al neoeletto presidente. Le legislative saranno determinanti per sapere quale formazione politica governerà il paese nei prossimi cinque anni, ma, salvo sorprese, non dovrebbero esserci dubbi.
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