Milano, Formigoni dimagrito e provato
chiede in Tribunale i domiciliari

Roberto Formigoni, dimagrito e provato
Roberto Formigoni, dimagrito e provato
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Mercoledì 17 Luglio 2019, 19:43 - Ultimo aggiornamento: 19:51
Maglietta bianca e jeans chiari, visibilmente dimagrito. Roberto Formigoni, l'ex presidente lombardo condannato per corruzione a 5 anni e 10 mesi di carcere nell'ambito del caso Maugeri-San Raffaele, si è presentato così nel pomeriggio davanti ai giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano, a cui ha chiesto di scontare la sua pena ai domiciliari. E di uscire così dal carcere di Bollate (Milano) dove si trova recluso dallo scorso 22 febbraio, ovvero da quando, dopo la pronuncia della Cassazione, la sua condanna è diventata definitiva.



L'ex governatore era assistito dai suoi legali, gli avvocati Luigi Stortoni e Mario Brusa che, al termine dell'udienza durata circa 3 ore, non hanno voluto rilasciare dichiarazioni ai giornalisti. Da quanto è trapelato, comunque, i suoi difensori hanno sollevato la questione della irretroattività della 'spazzacorrottì, legge che ha imposto una stretta sulle misure alternative al carcere per i condannati per corruzione. Il punto di vista della difesa è che l'ex governatore abbia diritto alle misure alternative al carcere, così come altri condannati per altri reati e che, come Formigoni, hanno superato i 70 anni.

Si attende ora la decisione del Tribunale di sorveglianza. Già la Corte d'Appello di Milano, lo scorso marzo, aveva respinto la richiesta della difesa del politico azzurro di dichiarare l'inefficacia del provvedimento firmato dal sostituto procuratore di Milano Antonio Lamanna. «L'ordine di carcerazione - hanno scritto i giudici - è stato legittimamente eseguito». «Hanno potuto condannarmi ma non hanno potuto decidere del mio modo di reagire e di vivere, non hanno potuto inquinare né il mio cuore né il mio cervello», aveva scritto un mese fa Formigoni in una lettera inviata alla rivista 'Tempì.
Nella stessa missiva, l'ex presidente aveva anche parlato della vita di tutti i giorni in carcere dove c'è «poco tempo utile nella giornata. E dunque a maggior ragione il tempo non va sprecato». E ancora: «C'è il tempo per la corrispondenza: le lettere, le mail e i messaggi che per settimane mi sono arrivati a fiumi (ben oltre 2.000) oggi hanno un pò rallentato il ritmo, ma - aveva sottolineato - ogni giorno ci sono nuovi arrivi. È qualcosa di straordinario, che mi emoziona e mi sorprende ogni volta».
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