Un finto sms da Poste Italiane, poi la raffica di prelievi: «Conto svuotato, le hanno rubato 11mila euro»

Un finto sms da Poste Italiane, poi la raffica di prelievi: «Le hanno svuotato il conto»
Un finto sms da Poste Italiane, poi la raffica di prelievi: «Le hanno svuotato il conto»
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Venerdì 9 Settembre 2022, 17:32

Un finto sms da Poste Italiane, poi la raffica di prelievi. Ha dell'incredibile la vicenda di cui è stata vittima B.C., un'impiegata veneziana che è stata letteralmente rapinata di 11mila euro dopo un finto sms di Poste Italiane, in realtà inviato da un hacker, che con una raffica di prelievi le ha svuotato il conto. Come racconta il quotidiano Il Gazzettino, sono state ben 49 le operazioni in un solo giorno: nu record, nell'ambito di una frode che miete vittime in tutta Italia.

Un ammanco di 11mila euro

La donna lo scorso maggio aveva ricevuto un messaggio nella chat dove si archiviano i messaggi di PosteInfo, quelli originali: ma in realtà il mittente non era Poste, ma un hacker. «L'sms le segnalava la sospensione del conto per una mancata procedura di sicurezza, fornendo un link per procedere con la riattivazione - spiegano da Adico -.

Una volta entrata nel sito, B.C. sempre convinta dell'onestà del messaggio, ha fornito il numero di carta e poi i codici di conferma ricevuti dai sedicenti operatori di Poste. Infine, un messaggio rassicurante: L'operazione è andata a buon fine». 

La truffa dei finti codici

Si tratta della truffa dei finti codici, che negli ultimi due anni ha visto decine di vittime tra i clienti di Banca Intesa o, come in questo caso, di Poste. Il giorno dopo quell'sms, da Poste - stavolta quelle vere - l'hanno contattata per gli addebiti anomali sul suo conto: a quel punto la donna è andata all'ufficio postale e si è accorta dell'ammanco di circa 11mila euro, per via di 49 operazioni effettuate in un sito di giochi d'azzardo online. «Una vicenda che è in linea di massima simile alle altre già affrontate in questi anni e relative alla truffa del finto sms», commenta al Gazzettino Carlo Garofolini, presidente dell'Adico. «I correntisti non hanno colpa, sono gli istituti di credito, invece, che devono trovare un modo per coprire le falle dei proprio sistemi di sicurezza».

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