Operaio-guardone filma donne
nei bagni: sono più di 100 le vittime

Operaio-guardone filma donne nei bagni: sono più di 100 le vittime
di Marco Aldighieri
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Sabato 21 Settembre 2019, 11:16 - Ultimo aggiornamento: 11:35
PADOVA Il numero è impressionante: sono cento le donne filmate in bagno dal trentenne operaio di Limena. Nell’arco di 18 mesi, armato del telefono cellulare, ha passato in rassegna le toilette dell’Università di Agripolis a Legnaro, dello Iov e di Decathlon riprendendo, senza le mutandine, le ignare vittime. Le indagini sul guardone si sono concluse e il trentenne, M.E. le sue iniziali, è stato accusato di violenza privata. Il pubblico ministero Sergio Dini, titolare del fascicolo, presto ne chiederà il rinvio a giudizio. Al momento l’uomo è stato raggiunto dalla misura restrittiva dell’obbligo di dimora nel comune dove risiede. 

L’ARRESTO
L’operaio è stato fermato dagli uomini dell’Arma nel pomeriggio del 12 luglio ad Agripolis, quando una studentessa si è accorta di essere filmata dall’uomo mentre era in bagno. La ragazza ha notato la mano del trentenne con stretto il telefono cellulare, mentre spuntava da sotto la porta della toilette. La giovane, una venticinquenne milanese, prima ha urlato e poi ha afferrato il polso dell’uomo. Le sue grida sono state sentite da un’altra studentessa, accorsa in suo aiuto. Le due hanno chiamato i carabinieri e l’operaio è stato arrestato per violenza privata. Gli è stato anche sequestrato lo smartphone. Processato con il rito della direttissima, il giudice ha convalidato l’arresto e lo ha rimesso in libertà con l’obbligo di dimora nel comune di Limena. 

LE INDAGINI
La seconda ragazza accorsa in aiuto della prima, ha poi raccontato agli inquirenti di avere subito una situazione analoga a marzo di quest’anno e sempre ad Agripolis. E così il magistrato ha ordinato ai carabinieri di analizzare, oltre al telefono cellulare, anche il computer dell’operaio. Quando i militari hanno aperto i file conservati nella memoria del pc, non hanno creduto ai loro occhi. Il trentenne aveva catalogato in diverse cartelle, con le diciture “Iov”, “Agripolis” e “Decatlhon”, decine e decine di filmati dove erano state immortalate donne al bagno senza le mutandine. In totale cento video per cento vittime. Riuscire a risalire alle ragazze e alle signore riprese dall’uomo è stato impossibile. In alcune immagini gli investigatori hanno potuto notare che il guardone era entrato in azione all’interno di un ospedale. Oltre allo Iov (istituto oncologico veneto), l’operaio ha dunque passato al setaccio i bagni di ambulatori e reparti ospedalieri. Il trentenne è risultato essere incensurato, prima del luglio di quest’anno non è mai stato denunciato per alcun tipo di reato. Gli inquirenti hanno anche appurato se l’operaio avesse divulgato sui social network, i video intimi delle sue vittime. Ma il trentenne non ha mai utilizzato la rete Internet per pubblicare i filmati piccanti, che ha tenuto gelosamente al sicuro nel suo portatile. E poi c’è il movente. Perchè questa ossessione di riprendere con lo smartphone le donne nei bagni di luoghi pubblici? Una risposta chi indaga non l’ha ancora trovata, ma è probabile che l’operaio nei prossimi giorni possa essere sottoposto a una perizia psichiatrica. Un fatto simile si era registrato nel novembre di dieci anni fa a Ikea. Un uomo di Torino di 44 anni era stato “pizzicato” dagli addetti alla sorveglianza del grande magazzino, mentre fotografava le clienti sotto le gonne con il suo telefono cellulare.
 
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