Divorzi, niente mantenimento se l'ex rifiuta il lavoro: la nuova stretta della Cassazione

La Suprema Corte: le parti sono tenute a fare di tutto per rendersi autonome

Divorzi, nuova stretta della Cassazione: se l'ex rifiuta un lavoro perde il mantenimento
Divorzi, nuova stretta della Cassazione: se l'ex rifiuta un lavoro perde il mantenimento
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Domenica 5 Febbraio 2023, 10:23

Rifiutare una proposta lavorativa seria e stabile, in assenza di una valida giustificazione, potrebbe fare perdere all’ex coniuge il diritto a incassare l’assegno di divorzio. Il motivo? Lo spiega la Corte di Cassazione in una recentissima sentenza, che risale allo scorso 23 gennaio: sarebbe una violazione dei «doveri postconiugali», che prevedono i principi di «autodeterminazione e autoresponsabilità» di entrambi i componenti della ex coppia. Tradotto: le parti, in assenza di problemi, devono rendersi autonome rispetto all’ex coniuge.

L’ASSEGNO

Nello specifico, la sentenza riguarda una ex coppia di Ancona: l’assegno divorzile inizialmente previsto era di 48mila euro annui. L’ex marito aveva chiesto una revoca del mantenimento, sottolineando non solo che la donna avesse da tempo una nuova relazione stabile, ma anche che avesse rifiutato una proposta lavorativa seria - che prevedeva un reddito da 32mila euro annui - e pure la possibilità di una polizza assicurativa a suo nome per ottenere una pensione integrativa. Per i giudici d’appello, però, la stabilità della nuova relazione non sarebbe stata adeguatamente dimostrata, mentre l’offerta lavorativa è stata considerata «strumentale» a ottenere una riduzione, oppure la revoca, dell’assegno di mantenimento, visto che l’accordo di divorzio prevedeva la possibilità di ricalcolare l’importo se la donna avesse trovato un impiego part-time con uno stipendio mensile superiore ai mille euro.

LA DECISIONE

La Cassazione ha dato ragione all’ex marito, annullando la sentenza di secondo grado e disponendo un processo d’appello bis. Per quanto riguarda la nuova relazione della donna, nonostante una convivenza di fatto, emersa da indagini e da testimonianze, gli Ermellini hanno sottolineato che la revoca dell’assegno non può scattare automaticamente: «In tema di assegno divorzile in favore dell’ex coniuge economicamente più debole, questi, se privo anche nell’attualità di mezzi adeguati e se impossibilitato a procurarseli per motivi oggettivi, conserva il diritto al riconoscimento dell’assegno, in funzione esclusivamente compensativa», si legge nella sentenza.

Serve però che «il richiedente fornisca la prova del contributo offerto alla comunione familiare, della eventuale rinuncia concordata ad occasioni lavorative e di crescita professionale in costanza di matrimonio, dell’apporto fornito alla realizzazione del patrimonio familiare e personale dell’ex coniuge», sottolineano ancora i giudici.

L’IMPIEGO

È invece stato ritenuto «fondato» il motivo di ricorso che riguarda la mancata considerazione dell’offerta lavorativa ricevuta dalla donna, insieme alla polizza assicurativa. Due elementi che i giudici di appello avevano considerato «ininfluenti». La Cassazione dà una lettura diversa: i giudici di secondo grado avrebbero dovuto valutare la serietà dell’offerta e la congruità dell’impiego rispetto alla formazione della donna. In caso di risposta affermativa, la ex moglie, rifiutando la proposta, avrebbe violato «i doveri postconiugali». La legge, infatti, prevede che, una volta finito il matrimonio, entrambi i coniugi si impegnino per rendersi autosufficienti. È infatti necessario trovare un impiego che renda autonomi rispetto all’ex marito o alla ex moglie. Chi richiede l’assegno di mantenimento, in pratica, deve dimostrare di meritarlo e, eventualmente, di essere impossibilitato a lavorare. Ovviamente, questo discorso vale per coppie relativamente giovani.

I PRECEDENTI

Non è la prima volta che la Cassazione impone una stretta sugli assegni di divorzio. Sul tema, la sentenza più importante risale al 2017, quando gli Ermellini, ribaltando l’orientamento in vigore da un trentennio, stabilirono che il mantenimento all’ex coniuge non dovesse essere collegato al tenore di vita matrimoniale. Anche nelle scorse settimane c’è stata una decisione rivoluzionaria: la Corte ha stabilito la revoca dell’assegno per il coniuge che non lavori e che effettui «spese voluttuarie».

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