Disabile 15enne segregata tra i rifiuti
dai genitori: due anni per liberarla

Disabile 15enne segregata tra i rifiuti dai genitori: due anni per liberarla
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Sabato 2 Settembre 2017, 08:50 - Ultimo aggiornamento: 12:03
TORRE DEL GRECO - Centro storico buio anche in pieno sole. Tra palazzi mai ristrutturati e cornicioni mai consolidati. Il terremoto del 1980 qui sembra ieri. Di giorno e di notte i malmessi androni e le case che li circondano scompaiono dietro grosse ante di legno sgangherato. 

E dietro quei portoni di un quartiere antico ma dimenticato, può accadere di tutto. Qui, si può anche vivere come perfetti fantasmi. Così, emerge adesso che una ragazzina è stata segregata in una di quelle case-topaia, dentro uno dei tanti vicoli stretti e umidi sempre. Per quanti anni, esattamente non si sa. Però le prime segnalazioni risalgono al 2015. La piccola non va più a scuola. Intervengono i Servizi sociali del Comune. Tra un'assenza e l'altra la tredicenne torna in classe. Da qualche parte viene scritto che è affetta «da un lieve disturbo mentale». Ma in alcun centro di Igiene Mentale c'è traccia di un suo passaggio volontario o suggerito da insegnanti e addetti vari. 

Un caso «non grave ma da seguire», così era stata descritta la sua condizione. L'adolescente a scuola non torna più. Vive a Torre del Greco ma risulta residente a Casoria; ogni decisione va dunque presa fra i due Comuni. Telefonate e documentazioni rimbalzano fra le pubbliche amministrazioni. Una giovanissima ha bisogno d'aiuto ma la procedura istituzionale è tanto annodata su se stessa che la situazione precipita sotto gli occhi di chi già sapeva. I dirigenti delle Politiche sociali di Torre del Greco non ritengono di dover avvertire l'assessore Domenico Balzano in carica fino ad agosto, quando il sindaco Ciro Borriello è stato arrestato e l'amministrazione è caduta. «La politica avrebbe reso le cose ancora più complesse», hanno detto poi spiegato. «Non ne sapevo nulla», conferma l'assessore. 

Intanto, la famiglia continua a non riceve alcuna visita sanitaria né assistenza. La depressione incombe sulla piccola. I suoi genitori non hanno un lavoro stabile e forse loro stessi hanno bisogno di supporto psicologico. Gli abitanti del quartiere chiudono le grosse ante di legno. Fino a quando qualcosa non li disturba personalmente: il cattivo odore che proviene da quella catapecchia è ormai insopportabile. La puzza in piena estate, dentro i vicoli dove non passa un filo d'aria e con i sacchetti dell'immondizia che macerano ovunque, è ormai intollerabile. Il 16 luglio, assistenti sociali e vigili urbani tentano un primo accesso. Falliscono. La gente del quartiere è arrabbiata. Il caldo rovente non molla. E neanche quell'odore nauseabondo. Le segnalazioni finalmente si infittiscono. L'altro ieri, sono i poliziotti diretti da Davide Della Cioppa a svelare l'orrore. Due anni dopo la prima segnalazione istituzionale. Una decina almeno, quelli trascorsi da quando qualcuno si è accorto che la bambina aveva qualche disagio mentale e che i suoi genitori da soli non potevano esserle d'aiuto. Per il momento, della famiglia se ne occuperanno in una casa famiglia. 

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