Covid a Napoli, Francesco morto a 31 anni: «Mio marito non era no vax, è stato contagiato mentre aspettava il vaccino»

Covid a Napoli, Francesco morto a 31 anni: «Mio marito non era no vax, è stato contagiato mentre aspettava il vaccino»
di Ettore Mautone
5 Minuti di Lettura
Venerdì 10 Settembre 2021, 11:49

«Mio marito non era vaccinato ma non era un no vax. Anzi, aveva provato a vaccinarsi ma per una serie di circostanze negative non era riuscito a farlo. Il contagio poi non è avvenuto in vacanza in quanto quest'anno non era nei nostri piani». Tonia Maiello vive ad Afragola: è la mamma di un piccolo di soli 10 mesi. Ed è una moglie, di Francesco Sorianiello, strappato via dal Covid tre giorni fa a soli 31 anni. La tessera sanitaria scaduta, poi il rinnovo del codice, la prenotazione della vaccinazione, quindi la chiamata a porgere il braccio quando già aveva la febbre. Poi, ancora, le cure a domicilio, gli accessi delle Usca, la situazione che peggiorava, il ricovero in ospedale e l'aggressività della malattia che non ha risparmiato una persona giovane e sana. Il racconto di Tonia in questa intervista, è una storia drammatica, condita da «circostanze avverse e sfortunate» che alimentano un dolore acuto per la perdita di «un ragazzo d'oro, dedito al lavoro e alla famiglia».


Dove ha preso il virus suo marito?
«Non lo sappiamo ma di sicuro non in vacanza, quest'anno non era nei nostri piani e di certo lui voleva vaccinarsi ma non è riuscito a farlo in tempo».

Non era vaccinato?
«No, ma era favorevole ai vaccini.

La tessera sanitaria era scaduta nel 2019 e quella nuova non era arrivata ma non ci siamo preoccupati più di tanto perché potevamo ugualmente utilizzarla fino alla prenotazione del vaccino».

Quando avete prenotato?
«A fine maggio se non sbaglio. Mio marito provò a fare la registrazione sulla piattaforma ma siccome la tessera era scaduta il portale non accettava la prenotazione».

E poi?
«Siamo andati al distretto per chiedere la tessera e avere un codice provvisorio. Ci siamo stati quattro o cinque volte. Il suo dottore di famiglia era deceduto e bisognava provvedere al rinnovo. I dati risultavano errati e c'è voluto un po' di tempo per avere il nuovo codice».

Quando vi è arrivato?
«Ci è stato consegnato il 28 giugno. Il 2 luglio ha prenotato la vaccinazione ma è stato convocato per il 30 luglio, quando già aveva la febbre».

C'erano gli open day, però...
«Sì ma pensavamo ci chiamassero subito come è avvenuto con me. Invece si facevano ad agosto soprattutto le seconde dosi. La tessera sanitaria pensi mi è arrivata a casa sabato scorso, dopo due anni da quando era scaduta».

Quando è iniziata la malattia di suo marito?
«Il 27 luglio scorso, mio marito era stanco, abbiamo fatto un tampone antigenico rapido ed era negativo. Il 29 aveva decimi di febbre e il 31 luglio abbiamo deciso di fare il tampone molecolare poi risultato positivo».

E poi cosa è successo?
«La febbre è salita a 39 e ha iniziato ad avvertire dolori al torace».

Ha avvisato il medico?
«Ho chiamato il medico curante, è stata attivata la cura domiciliare con le Usca. Agli inizi di agosto ero preoccupata perché accusava un dolce al petto. Ho chiamato il 118. Sono venuti lo hanno visitato, misurato i parametri vitali. Mi hanno detto che aveva un focolaio di polmonite ma che era in cura tramite le Usca».

Gli hanno prescritto una terapia?
«Sì, un antibiotico e del cortisone ma la febbre non scendeva. Ed io ero molto preoccupata. Ho chiamato diverse volte il 118 ma la situazione sembrava non destasse preoccupazione per loro. L''ultima volta hanno aggiunto l'ossigeno fisso ma non è migliorato».

Quando è andato in ospedale?
«La notte dell'8 agosto ho richiamato il 118. Gli hanno praticato un altro antibiotico e cortisone. Ma dopo 24 ore la situazione era sempre la stessa anzi alla nostra misurazione della saturazione ci siamo accorti che era scesa parecchio. Sapevo che aveva un focolaio di polmonite dalla iniziale diagnosi ma speravo che migliorasse con le cure».

E invece?
«Invece andava sempre peggio. La notte del 10 agosto ho chiamato ancora i soccorsi e insistito per portarlo in ospedale. Quella notte la saturazione era scesa a 81. Mio marito stava molto male, aveva febbre e tosse. Ero sola con mio figlio piccolo in casa e da positiva non potevo scendere. Alle 5,30 lo hanno trasportato in ospedale».

Dove?
«All'ospedale di Pozzuoli. Da allora non l'ho più visto. Pensavo che potesse salvarsi, a 31 anni di casi di Covid letali se ne contano pochissimi e invece mio marito non ce l'ha fatta. Penso sempre che se le circostanze fossero state diverse si sarebbe salvato».

Quali notizie ha avuto dall'ospedale?
«È andato in sub intensiva credo, mi dicevano che era assistito con l'ossigeno. All'inizio sembrava essersi stabilizzato poi è peggiorato ancora e l'hanno trasferirlo nella rianimazione del Cotugno».

È stato intubato?
«Sì, al Cotugno hanno praticato ogni terapia possibile ma i polmoni erano devastati, non c'era più tessuto sano. Mio marito era sano, giovane, voleva vaccinarsi e non ha fatto in tempo. Voglio testimoniare la mia vicenda perché a 31 anni non si può morire di Covid».

C'è qualcosa nel sistema dell'assistenza pubblica che secondo lei non ha funzionato in questa vicenda?
«In questo momento ho tanti dubbi e domande che mi frullano nella testa ma è ancora troppo forte il dolore per metterle in chiaro».

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