Massimo Giannini, direttore de La Stampa, è in terapia intensiva. Dopo il ricovero al Policlinico Gemelli di Roma per il coronavirus, le sue condizioni sono peggiorate ed è stato necessario il trasferimento in terapia intensiva. Proprio da quel reparto, da quello che definisce: «la parte del fronte dove c’è la guerra», scrive il suo ultimo editoriale descrivendo con chiarezza quello che è il quadro attuale.
«E rieccoci qui, nella prima come nella seconda ondata, a litigare sulle colpe, a contestarci i ritardi» spiega e parla di una situazione invariata negli ospedali, che non sembra essere diversa da quella di marzo. I casi aumentano, aumentano le persone che si aggravano per complicazioni della malattia, crescono i ricoveri nelle terapia intensive, i medici e gli infermieri tornano a fare i doppi turni, solo che questa volta tutti sembrano aver dimenticato.
Da 5 giorni il direttore si trova in terapia intensiva: «da essere 16, per lo più ultrasessantenni» sono diventati 54, in prevalenza cinquantenni. «A parte me, e un’altra decina di più fortunati, sono tutti in condizioni assai gravi: sedati, intubati, pronati».