Coronavirus, perché non calano contagi e morti? Lo spettro della "variante italiana" e della terza ondata

Coronavirus, perché non calano contagi e morti? Lo spettro della "variante italiana" e della terza ondata
Coronavirus, perché non calano contagi e morti? Lo spettro della "variante italiana" e della terza ondata
di Mauro Evangelisti
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Sabato 2 Gennaio 2021, 10:53 - Ultimo aggiornamento: 18:10

Inutile girarci intorno: il ritorno sopra 23 mila casi Covid in un solo giorno ha alimentato una doppia preoccupazione. Non c’è solo il timore che già si avvertano gli effetti delle riaperture e dello shopping di Natale che hanno riacceso una terza ondata.

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La vera domanda è un’altra ed è molto più scivolosa: anche in Italia, come nel Regno Unito, c’è una variante di Sars-CoV-2 simile a quella inglese (o anche differente ma comunque molto più trasmissibile) che sta viaggiando più velocemente? In fondo ciò che è successo in Veneto, con un deciso incremento dei casi nelle ultime settimane, potrebbe essere la fotografia di ciò che sta per succedere nel resto del Paese.

Il tema dei tamponi

Ma prima di arrivare a conclusioni è giusto affidarsi ai numeri, con un avvertimento: il confronto con le settimane precedenti ha delle controindicazioni perché i giorni festivi come il Natale o Santo Stefano modificano sempre la regolarità dell’effettuazione dei tamponi.

Negli ultimi giorni ne sono stati eseguiti pochi e può anche essere che oggi assistiamo al recupero dei test che attorno a Natale non erano stati fatti. Inoltre, questo ormai bisogna averlo chiaro, il tasso di tamponi positivi è diventato un dato poco attendibile, perché in molte regioni, a partire dal Lazio, si effettuano molti test antigenici rapidi che non vengono conteggiati nelle statistiche del Ministero della Salute.

Nell’ultima settimana (tra il 31 e il 25 dicembre) in Italia sono stati registrati 97.833 nuovi casi positivi, con una media giornaliera di 13.976 infetti. Come è andata nella settimana precedente? I nuovi casi, tra il 24 e il 18 dicembre, sono stati 106.156, media giornaliera 15.165. Dunque, su base settimanale c’è stata una flessione del 7,8 per cento. Questo ci porta a una conclusione, del tutto provvisoria, ma simile a quella che ci siamo ripetuti nelle ultime settimane: il numero dei casi sta diminuendo, ma molto più lentamente di quanto sperassimo. Va detto che i confronti sono complicati anche da un problema che c’è stato in Piemonte sul conteggio dei tamponi antigenici, per cui è interessante anche affidarsi al numero dei ricoveri, dato più affidabili. Attualmente in terapia intensiva ci sono 2.555 pazienti Covid, negli altri reparti 23.151; una settimana fa erano rispettivamente 2.589 e 24.070; due settimane fa erano 2.855 e 26.427; tre settimane fa 3.265 e 28.562. Anche qui: la pressione sul sistema sanitario è diminuita, ma molto, troppo, lentamente. E ricordiamoci sempre che, purtroppo, i meno posti occupati da pazienti Covid hanno anche una terribile concausa, il numero dei morti. Tanto è vero che ogni giorno in Italia finiscono, in media, 200 nuovi pazienti Covid in terapia intensiva.

Nei prossimi giorni tutti questi numeri si consolideranno e capiremo se il ritorno delle Regioni in fascia gialla prima, le feste di Natale e fine anno poi (sia pure con le limitazioni ancora valide), ci faranno pagare un conto doloroso in termini di contagi. Il prossimo passaggio delicato è quello del 7 gennaio, quando riapriranno le scuole. Di certo, in questi giorni siamo in una situazione leggermente migliore di altri Paesi come Austria, Germania e Regno Unito, ma ormai questa pandemia ci ha abituati a lievi e lente flessioni e improvvise impennate. E presto dovremo guardare con più attenzione a un’altra tabella: quella del numero di persone vaccinate, in cui la Germania ha già un dato dieci volte più alto di quello dell’Italia.

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